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l'ombra del passato 231

Ma se la moglie voleva bastonare Carissima? C’era l’inferno in casa. Lei, Dirce, diceva che Carissima rubava in casa: eran cose da dirsi, queste?

— Che calunnia! — disse Adone con ironia. Ad ogni modo io ho fatto l’ambasciata. Pensateci. Ma sono ancora buone, queste conserve? A Padova ne ho mangiata una di frutta di stinchiringori. Non sapete che frutto è lo stinchiringori? No? È un frutto che ha sapore di trifoglio. Zia, dove sono andate a finire tutte le trappole? Ne vorrei due.

La donnina era pensierosa più del solito: disse dov’erano le trappole, poi tacque, e Adone se ne andò. Ma quando fu nel pianerottolo si sentì richiamare, e rientrò.

— Che volete?

— Volevo dirti... — ella cominciò, esitante, volevo... Se vuoi invitare a pranzo per domenica la tua Caterina con la sua vecchia...

— Non c’è dubbio che questa venga! — esclamò Adone. — Ad ogni modo tenterò. Altro?

— Niente.

Egli andò e mise due trappole nella sua stanzaccia: poi andò a trovare la vecchia zolfanellaja, che lo accolse con tenerezza. Ella era diventata quasi sorda, più brutta che mai: un’aria truce le deformava il viso legnoso, quando ella parlava del suo povero morto.

— Egli parlava sempre di un paese dove i malati di polmoni guariscono: quando aveva la febbre sognava sempre quel paese. Diceva: quando il mio Davide avrà il posto ci andremo assieme.