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l'ombra del passato 261


— Bada però di non esser la sua vittima! Spesso si è vittime della propria coscienza! — sentenziò Davide. — Io non so dirti, non conoscendo la ragazza, se hai fatto bene o male a domandarle un sacrificio del quale ella forse non capisce la nobiltà. Bada che gli svantaggi non sieno tutti tuoi. Quando la donna non è evoluta bisogna rispettare le sue credenze. Non si strappano le foglie ad una pianta che ha già i frutti...

— Anzi! — disse Adone, che di questo se ne intendeva. — Si levan le foglie, perchè il frutto maturi meglio!

Ma poi si pentì di aver detto questo; e ricordò ancora una volta che voleva domandar consiglio e non discutere.

— Ho fatto male, dunque? Potrei rimediare...

— Guardatene bene! Non ritornare indietro, mai! Ella perderebbe il rispetto che deve avere di te. Il rimedio sarebbe peggiore del male...

E Davide non aggiunse altre sentenze perchè il cavallo si fermò. Nella strada bianca si scorgeva la figura nera della zolfanellaja.

Nei giorni seguenti idue vicini si rividero spesso, e fecero lunghe passeggiate sull’argine: andarono anche a pescare, e Adone si convinse che Davide, il quale parlava continuamente della sua fidanzata, mettendone un po’ in caricatura i parenti, pensava a tutt’altro che a morire.

Adone rideva, ma di giorno in giorno sentiva diminuire la sua confidenza verso Davide. Gli pareva che questo appartenesse già ad un’altra razza.