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Pagina:L'ombra del passato.djvu/306

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302 l'ombra del passato

zia aveva cambiato» Caterina: per la stessa forza mnemonica che lo aveva avvertito che quelle monetine «eran sue» mille altri ricordi ora gli risalivano dalla profondità dell’incosciente, facendogli provare un malessere quasi fisico, uno stupore, un dolore sottile.

Mentre Caterina gli stringeva le mani fredde, umide di sudore, egli parlò a sbalzi, come in sogno.

— Dev’esser tutto vero! — disse. — Ricordo tutto, ora! A te lo posso dire; e tu sai tenere i segreti. Mio zio mi diceva sempre: tutto è tuo; ed anche la mia mamma doveva sapere qualche cosa. Il Pirloccia stava in camera dello zio, quando questo è morto. Ma io avevo paura, e non diedi ascolto ai consigli della mia mamma. Poi anche lei dovette aver paura; e non parlò più. E Pirloccia diventò il padrone. Sì, ebbi sempre l’impressione che la zia avesse un rimorso; anche oggi mi ha guardato in modo strano. E Davide parlò in segreto con lei, quando non volevano lasciarmi proseguir gli studi. Anche lui dunque sapeva!... Anche lui! La giustizia, l’onestà, la generosità non esistono più! Più nulla esiste! E questo che mi addolora, non altro. Anche lui, anche lui! Tutti sono stati ingiusti con me...

— Io però ti ho voluto sempre bene, — disse Caterina, stringendogli la mano.

— Tu sì; tu sola! — egli disse, passandosi la mano di lei sugli occhi.

— Dio, Dio! Che fai. Adone? Ma che fai, caro? Piangi? Ma perchè?...