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306 l'ombra del passato


— Ma niente! Ho bevuto troppo, ieri notte! Andrò a passeggiare, ora. Chi c’è nel campo? Agostino?

— Agostino non lavora più qui, non lo sai?

Egli frugava di qua e di là, nella cucina, come da bambino.

— Non mi scrivono mai niente! — disse.

— Sì: Agostino è in rotta con suo padre, e questa volta sul serio. Non viene più a trovarci. E l’altra notizia la sai?

— Che c’è ancora?

— Fiorello pare che voglia proprio sposare tua sorella Eva. Anche Fiorina è ben cotta per Francesco, veh!

— Neppure questo, sapevo! — egli disse. — Ah, ma ora vado subito dalla mamma.

E s’avviò, come un tempo, verso la casetta dei suoi poveri fratelli; sì, come un tempo, quando egli correva dalla mamma per chiederle ragione dei torti che tutti gli facevano.

La mamma attingeva l’acqua dal pozzo: era sempre bella, fresca non più scalza e con un giubbettino nuovo. Sì, giorni migliori arrivavano anche per lei; e giorni più belli s’avvicinavano. Ella era stata fresca e serena anche nei giorni della miseria: perchè non doveva esserlo ora?

— Come stai bene! — disse, baciando Adone, senza abbracciarlo per non sfiorarlo con le man bagnate e sporche. — Sei arrivato ieri?

— Sì, ieri. Volevo venir subito, ma sono andato da Caterina e ho fatto tardi.