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l'ombra del passato | 309 |
rello si sposano con Francesco e con l’Eva è come se la roba tornasse a me. Sono contento lo stesso. Non sono cattivo, io, lo sapete! Vi ho dato mai nessun dispiacere, io? Mai. vero? Non voglio cominciare ora! Ma ditemi solo una cosa... ditemi se è vero... se è vero che voi sapevate tutto... e se è vero che anche Davide sapeva tutto. Fatemi questo piacere, mamma! Fatemelo! Non vi ho domandato mai niente, mamma! Fate questo, per me!
Ella ritirò dolcemente la sua dalla mano del figlio: se l’asciugò col grembiale, guardò il grembiale, s’avvicinò alla porta. Adone le andò dietro.
— Io non so niente, di sicuro, — ella disse, quasi sottovoce. — Chi sapeva tutto era il bifolco. Egli era un uomo religioso e forse non diceva bugie. Egli dunque diceva che un giorno, una domenica, Giovanni mandò a chiamare Davide, per fargli vedere il testamento e domandargli se andava bene. Davide andò subito. La Tognina non era in casa. Giovanni mandò il bifolco in cantina, ordinandogli di scegliere una bottiglia di vino vecchio: il bifolco invece, pieno di curiosità, si fermò dietro l’uscio e stette a spiare. «Giovanni, egli diceva, spiegò una carta e la fece leggere a Davide. Questo disse: Va tutto bene, ma bisogna nominare il tutore del ragazzo. E Giovanni rispose: Cat! Non voglio morire subito! Adone sarà grande, speriamo, quando erediterà i miei beni». Il bifolco raccontava così. Anche prima di morire, cinque anni or sono, egli mi assicurava che tutto era vero. Egli diceva che Giovanni non voleva lasciar nulla a To-