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354 l'ombra del passato


Appena fu nella sua cameraccia volle rispondere a Maddalena; ma egli aveva della volgare carta ridata, e l’invito era su un cartoncino violetto con cifre d’oro. Si vergognò di adoprare, per la risposta, la sua brutta carta; e questo semplice incidente lo richiamò alla realtà.

Ricadde nella sua tristezza, ma non rinunziò all’idea d’assistere alla recita.

Passò una notte agitata: pensava con inquietudine come doveva vestirsi per andare al palazzo: vedeva, nella penombra, il suo strano attaccapanni rassomigliante ad un albero, e ognuno dei modesti abili appesi gli pareva rappresentasse un diverso Adone: uno era triste, l’altro allegro; un terzo era povero e umile; un quarto, infine, era il giovanotto elegante e scettico che doveva recarsi al palazzo Dargenti! Poi sognava il teatrino, i lumi, la recita: gli attori recitavano bene, ma non facevano ridere!

Ed ella era là, sul palcoscenico, e lo cercava con gli occhi, come lui l’aveva cercata dal modesto palcoscenico del teatrino popolare! Si guardavano, si parlavano con gli occhi: poi si addormentò, stanco ed esausto, e nel sonno i suoi sogni continuarono, più arditi e frementi, come liberatisi da un laccio che nella realtà li tenesse prigionieri.

L’indomani per tempo egli andò a Viadana per comprare carta e buste di lusso: al ritorno passò da Caterina e le disse che quella sera non poteva andare al convegno perchè era invitato alla recita. Ella non protestò, ma impallidì. Egli se ne accorse,