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44 l'ombra del passato

Giuda, inchiodata dentro una piccola nicchia del muro. Grosse lagrime gli solcavano il viso rugoso e andavano a perdersi fra i peli ispidi dei balli grigi. Adone vide la sua mamma avvicinarsi al vecchio e dirgli sottovoce qualche parola: poi uscirono nell’aja e di là nella strada.

Era una notte soavissima. Gli usignuoli cantavano, fra un coro dispettoso di rane e di rospi; il profumo del fieno e del grano ondeggiava nell’aria, quasi fondendosi col canto degli usignuoli e con lo splendore delle lucciole. La luna grande e dorata saliva dietro i pioppi, sul cielo azzurro; l’acqua dei fossi rifletteva i tronchi neri, le erbe grigie brillanti di lucciole, e in fondo in fondo il cielo azzurro e le stelle d’oro.

Questi riflessi destavano sempre una grande meraviglia in Adone. Ma quella sera egli pensava ad altro. Un mistero terribile, ben più profondo di tutte le meraviglie della terra, turbava la sua piccola anima. Madre e figlio camminarono per un buon tratto di strada, silenziosi. Egli sentiva che la mamma voleva dirgli qualche cosa e la seguiva volentieri.

— Senti, — ella disse, sottovoce, quando furono alquanto lontani. — Dimmi una cosa. Nel cassetto del tavolino, in camera dello zio, che cosa c’è?

— Tante monete gialle e bianche.

— Le hai proprio vedute?

— Sì, sì, eh, altro!

— E carte ce ne sono?

— Carte da giuoco?