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82 l'ombra del passato

l’acqua che rifletteva le prime stelle, parevano più lontane, più vaghe, più misteriose.

Adone sentiva una dolcezza infinita, dimenticava le sue pene, tornava aneli’egli allegro e spensierato, vicino a quel giovine dai lunghi capelli, che cantava come una donna. Ah, ora egli non sentiva più timore nè vergogna: soltanto gli dispiaceva che Davide non badasse affatto a lui.

Ma la riva s’avvicinò, il sogno svanì. Sulla riva c’era il vecchio Pigoss, che senza essere interrogato volle scusarsi con Davide per aver lasciato Adone solo nell’isola.

— Volevo dargli una piccola lezione, solo una piccola lezione. E non voleva scappare, questo baloss? Voleva scappare, e il vecchio Pigoss che s’aggiustasse, poi! No, veh, bello! Domanda il permesso, prima: poi mi dai due palanche e ti porto anche a Brescello.

— E dove volevi andare? — domandò lo studente.

Adone, rosso, arrabbiato, si guardò bene dal parlare dei saltimbanchi.

— Volevo andare a Roma, dal mio zio Carlino.

— Brrravo, trippa! — gridò Pigoss. — E non puoi scrivergli, al tuo zio Carlino? Scrivigli: digli che ti maltrattano, perchè fai il cattivo, e lui manderà una colomba a prenderti... Ebbene, Davide, aggiunse poi, cambiando tono di voce, — fagliela tu la lettera: forse il puttino ha ragione.

— Ti maltrattano? Come? — domandò allora il giovine. — Prendi: andiamo, mi racconterai per via.