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8 Gl’intrighi d’Azzo d’Este

od avversione della casa di Ferrara, che vantava diritti su quella terra, ma unicamente per corrispondere alle istanze dei Comacchiesi. Azzo simulò assentimento, ma pochi giorni dopo assalì Comacchio, lo ritolse ai Ravennati ed esiliò i principali cittadini. Aggiungono gli storici che gran parte degli abitanti ripararono in Ravenna «lasciate le reti, le navi et tutti i lor beni». Guido volle allora che fossero soccorsi e fece provvisione con altri Savi che potessero abitar Ravenna e che fossero sussidiati ed aiutati di ciò che richiedevano.

Il Ferro scrive che questa fu «attione veramente degna d’eterna lode e che dovea in guisa tale cattivare li Comacchiesi, che non havessero altro cuore, che per amarlo.»1

Così con la narrazione semplice de’ fatti si viene anche delineando il carattere di Guido, dèdito sin da giovinezza agli affari, e, nei rapporti, d’animo tranquillo e gentile. Nell’anno seguente infatti (1305) lo troviamo nominato in testa a’ Savi che decisero di mandare un oratore al Doge di Venezia ed un altro ad Argenta a chieder notizia e ragione, perchè da questa città fosse stato armatamente scacciato certo Buono Caffarello guardiano delle acque.2 Sembra però che anche in questa faccenda avesse mano Azzo d’Este, onde, da che i Parmigiani, i Bresciani, i Veronesi e i Mantovani si collegavano contro di lui, i Polentani — fra i quali il nostro Guido — inviarono Vitale Bagnolo a Guido Bonacasa perchè facesse entrare in quella lega anche i Ravennati e i Cerviesi.3

Altri notevoli atti del 1305 registrano gli storici ravennati. La nobile donna Caterina, figliuola ed erede di Malvicino Malabocca conte di Bagnacavallo, dà a Lucio e Pietro de’ Balbi «a nome ancora

  1. G. Franc. Ferro, Historia dell’antica città di Comacchio, Ferrara, 1701, p. 317. — Carrari, Op. cit.Rossi, Hist. rav., 509.
  2. Carrari, Op. cit.
  3. Annal, cæsen. (Rer. ital. script., XIV, 126-27). — Rossi, Hist. rav., 510. — Camillo Spreti, Notizie spettanti all’antichissima scala de’Pescatori in oggi denominata Casa Matha, Ravenna, 1820, Parte I, 148. — V. l’indicazione e un frammento di due documenti relativi, in Fantuzzi, Mon. rav., III, 322, e IV, 417.