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Pagina:L Orto botanico di Padova nell anno 1842.pdf/22

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assegnandogli cenventiquattro ducati . Non appena fu egli preposto alla direzione dell’Orto (15), che rappresentò di corto ai Riformatori le necessità del medesimo; ed avutine i cercati provvedimenti, diessi a tutt’uomo ad arricchirlo di rare piante. Locchè veggendo il Senato, meditando il mezzo di rendere meglio utile e fruttuosa questa nobilissima istituzione, ed avvisando a ragione quali vantaggi ne verrebbero agli studiosi se alcun uomo della cognizione dei semplici addottrinato si facesse a mostrarli e dichiararli ai discepoli nell’Orto stesso ove erano coltivati, venne a deliberare con decreto 20 Febbrajo del 1564 doversi al Guilandino imporre il carico di leggere, mostrare e dichiarare nel medesimo Horto li semplici. Con ciò fu creata allora, cioè diciannove anni dopo fondato l’Orto, la cattedra di Botanica, che per assai tempo si chiamò Ostensione dei semplici, onde distinguerla dalla Materia medica, la quale dicevasi Lettura dei semplici, e trattava dei rimedii composti e di quelli che traevansi dal regno minerale ed animale, ed era stata fondata già per opera del Bonafede sin dall’anno 1533 (16). Attese con molto amore il Guilandino al buon governo ed alla ricchezza dell’Orto, per cui s’ebbe in più tempi assegni straordinarii, quando per ristaurarne i malconci edifizii, quando per acquistarvi novelle piante, e quando ancora per intraprendere egli stesso alcuni viaggi allo scopo di raccorne altre per l’Orto. Fra le opere da lui promosse a vantaggio di questo resta tuttora memoria di una principalissima, quale si fu la costruzione di una macchina idraulica fattasi l’anno 1575, la quale posta in acconcio edificio fuori dell’Orto, e rimpetto al portone che guida ad esso, spinge ‫ ין‬acqua per sotterranei tubi nelle vasche e fontane del medesimo; con che provvedesi all’innaffiamento delle sue piante (17). Sussiste ancora antica e corrosa lapide, che ricorda quest’opera, la quale affissa prima all’interno lato dell’ala sinistra del portone d’ingresso, fu nel 1839 trasportata nell’atrio della casa ove abita il professore, coll’intendimento di sottrarla alle ingiurie delle stagioni. Ivi può leggersi, ed è la seguente: