Pagina:La Cicceide legittima.djvu/71

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La Rasura.

cxxv.
D.
Ciccio l’altro giorno avea chiamato

     A fin di farsi radere, il Barbiere,
     Forse perchè volea farsi vedere
     4La sera in sul festin meglio attillato.
Ei venne; e fece il solito apparato
     Sul Tavolin, nel metterlo a sedere,
     D’acque, palle, rasori, e pettiniere,
     8Pria di por mano al ministero usato:
Io, ch’allor vidi affaccendar quel sciocco,
     Ne l’imbandir cotante provisioni,
     11Ridendo il motteggiai con simil tocco: -—
E perchè tanti ferri, oli, e saponi?
     Basta una mezza libbra di Merdocco,
     14Per far la barba a’ sucidi C...


Ricchezze di D. Ciccio non credute.

cxxvi.
D.
Ciccio è vero, e’l sò, ch’aurea fortuna

     Già ti votò sul capo i corni suoi,
     E che gemme pescò ne’ flutti Eoi,
     4Quando nascesti a giojellar tua cuna.
Entro a gli erarj tuoi, so che s’aduna
     Un Gange intero, e so che i campi tuoi
     Rompono il collo a cento par di Buoi,
     8Quando l’aria s’inalba, e quando imbruna.
E pur vegg’io, che v’è chi contradice
     A questo vero, e porta opinione
     11Delle ricchezze tue men che felice;
Avend’io fatta questa osservazione
     Che quando passi, ogn’un ti guarda, e dice
     14Pietosamente — O povero C....


Preg.