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N. 51°.

La Divina Commedia in dialetto napoletano pel cav. Domenico Jaccarino. Napoli, Tip. dell’Unione, strada nuova Pizzofalcone, 14.

L'Avvenire si onora di mandare una parola di lode al degno e benemerito autore di un così utile e pregiato lavoro, per mezzo del quale il popolo di Napoli, senza distinzione di età e di condizione, è ammesso ad intendere e gustare le sovrane bellezze del divino poema.

(L’Avvenire dell’Istruzione di Milano. — Anno III. num. 16. — 15 dicembre 1869.)

N.° 52.

Il Dante Popolare o la Divina Commedia in dialetto napoletano pel cav. Domenico Jaccarino, Napoli, tipografia dell’Unione, 1869. — Saggio è stato il divisamento del cav. Jaccarino di tradurre in dialetto napoletano il divino poema di Dante Alighieri. Noi non siamo dell’avviso di coloro i quali credono sia una profanazione della letteratura metter le mani sopra un’opera di un classico, e tradurla in qualsiasi lingua, in qual si voglia dialetto: queste opere, essi dicono, sono intraducibili, esse debbono esser tenute come tante reliquie, e chi pon mano ad esse, non può che arrecare sfregio all’autore. — Cotestoro s’ingannano a partito, conciossiacchè per noi è altrettanto onore e venerazione, è un vero apostolato quando si cerca di render popolare, d’infondere nelle masse i sani principii d’un’opera classica. E tanto questo merito è maggiore per quanto più grande e più sublime è l’opera. Ora qual più bel mezzo per conseguire un siffatto scopo v’ha di quello di voltare in vernacolo l’opera di Dante va debitore della gloria che non verrà mai meno, se pria l’universo non si dissolve?

Noi ci congratuliamo col signor Jaccarino il quale, da quel poeta partenopeo ch’egli è, ha saputo bellamente trovare nella lingua di Masaniello, ove abbonda la robustezza e l’eleganza di dire dei latini, e la erudizione e perspicacia dei greci, quelle parole che sono l’esatto rivestimento dei sublimi pensieri del divino poeta. — Noi