Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/116

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sta sopra con tanta prepotenza, non altra credenza che quella de’ suoi parenti, non altra autorità che la loro, non altra coscienza che l’opinione pubblica, non altra legge che il capriccio del forte, non altri principii, che una perpetua condiscendenza alla necessità, non altra personalità che il nome proprio, non altra vita che la vegetativa. — E così si soffocano a migliaia ed a milioni le anime, e così si educano le schiave dell’uomo, all’accettazione completa della loro schiavitù, al profondo sentimento della propria nullità, ed al culto supremo della forza. — E tali sono le madri che si preparano alle generazioni illuminate, ai popoli liberi e civili!

Nè si dica qui, per avventura, che se la donna avesse veramente prepotenza di genio, ella riuscirebbe a spezzare i vincoli che da tutte parti la annodano, a sollevare la pietra sepolcrale che la segrega della vita morale, a sbarazzarsi di quel sudario ove si tenta travolgere la sua anima incadaverita; e mi sussurrate di Spartaco e Masaniello, di Colombo e di Galilei, e della lunga serie dei martiri d’una idea, che sfidarono soli i numerosi campioni dell’errore e della tirannide da Davide fino a Socrate, dal primo Bruto fino ad Epicaride, fino al Savonarola, fino a Cola da Rienzo, ad Arnaldo da Brescia, agli eroi della greca indipendenza; fino ai fratelli Bandiera, fino al povero Sciesa, ed al piccolo Balilla; e vorreste con ciò dirmi, che la coscienza del diritto, la potenza del genio e l’energia del volere, se non trova preparata una strada la crea, dove trova elevata una barriera la supera, dove un nemico lo vince, dove un ingombro lo schianta, forte di quella leva che indarno cercava Archimede, che terra e cielo scuote e Solleva, e che ogni elemento piega, doma e ricurva.

A cotali osservazioni più diffusamente rispon-