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pero, legando a’ suoi successori l’indomabile orgoglio della conquista.

Cristina di Svezia, che portò sul trono un carattere intraprendente e fermo, e stese i confini del regno di molte provincie, resse con Saviezza, amò le arti e le scienze, ed ella stessa lasciò monumenti della sua robusta intelligenza in diverse produzioni.

Maria Teresa, che seppe con fermezza straordinaria, in freschissima età, resistere imperterrita a tutta l’Europa coalizzata, sostenendo, contro tutti, i diritti conferitile dalla Prammatica sanzione; ed all’ardua lotta si accinse col tesoro vuoto e 30 mila uomini male organizzati. Ridonata la pace all’impero, resse con scettro materno le diverse nazioni, e misera l’Italia se i suoi successori ne avessero tutti imitata la bontà e la saviezza: essi ci avrebbero adusi a baciare le straniere catene eternamente. Espulse i gesuiti, iniziando così quella riforma che Giuseppe II suo figlio proseguì con sì filosofico e felice ardimento.

Nè così presto la finirei, se tutte nominar dovessi le donne che felicemente ressero popoli e nazioni (1), e che nei politici accorgimenti si segnalarono, anche non essendo alla testa degli Stati; riportandomene sopratutto a quella Francia che con una inqualificabile inconseguenza, mentre nega

  1. (1) Montesquieu scrive al cap. XVII dello Spirito delle leggi. «Nelle Indie trovasi altri sommamente pago del governo delle femmine; ed è quivi stabilito che i maschi non regnino se non vengono da una madre del sangue medesimo e succedano le fanciulle che hanno madre del sangue reale. Secondo Smith, trovansi i popoli d’Africa molto contenti del governo femminile. Se si aggiunga l’esempio della Moscovia e dell’Inghilterra si rileverà come riescano esse del pari nel governo moderalo e nel governo dispotico».