Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/196

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«Quando la repubblica è di uomini, allora la famiglia non ha una subordinazione di comando ma di contratto, ed i figli, quando l’età li trae dalla dipendenza di natura, che è quella della debolezza e del bisogno di protezione e di difesa, divengono liberi membri della città, e si assoggettano al padre di famiglia per parteciparne i vantaggi, come uomini liberi nella grande società.

«Nel primo caso i figli, cioè la più gran parte e la più utile della nazione sono alla discrezione del padre: nel secondo non sussiste alcun altro legame comandato, che quello sacro ed inviolabile di sommistrarsi reciprocamente i necessari soccorsi, e quello di gratitudine per i beneficii ricevuti, il quale, non è tanto distrutto dal cuore umano quanto da una male intesa soggezione voluta dalle leggi.

«Tali contraddizioni fra le leggi della famiglia, e le leggi fondamentali della repubblica sono una feconda sorgente d’altre contraddizioni fra la morale domestica e la pubblica, epperò fanno sorgere un continuo conflitto nel cuore di ciascun uomo. La prima morale ispira soggezione e timore, la seconda, coraggio e libertà; quella, insegna a ristringere la beneficenza ad un piccol numero di persone senza spontanea scelta; questa, ad estenderla ad ogni classe di persone; quella, comanda un continuo sacrificio di sè stessi ad un idolo vano che si chiama bene di famiglia, che spesse volte non è il bene di nessuno che la compone; questa insegna, di servire ai proprii vantaggi senza offendere le leggi, ed eccita ad immolarsi alla patria col premio dell’entusiasmo che previene l’azione.

«Tali contrasti fanno che gli uomini si sdegnino di seguire la virtù che trovano inviluppata e confusa, ed in quella lontananza che nasce dalla oscurità degli oggetti così fisici che morali».