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Le passioni. — I costumi della Grecia antica, che imponevano alla donna onesta la reclusione del gineceo, diedero ragione alla somma importanza che acquistarono in quel paese le cortigiane, laonde l’arte le immortalò nelle opere sue, la poesia le cantò, i filosofi tennero presso di esse le loro scuole, e la pubblica opinione aveva levato dalle loro fronti il marchio della vergogna. (1)
La forza — Roma imperiale, vedendo il nascente cristianesimo proscritto dagli editti imperatorii, e perseguito con tanta severità in tutte le provincie del vastissimo impero, vedendo i cristiani dati esca al fuoco, pasto alle fiere, bersaglio ai dardi degli arcieri affricani, finì col convincersi esser eglino gente infesta allo Stato ed all’umanità; e divenne universale l’opinione che essi fossero sola cagione delle calamità dello impero; onde fu necessario che la penna eloquente
- ↑ Aspasia, Laide, Frine, Glicera sodo nomi celebri negli annali della Grecia, e videro prostrati ai loro piedi i Perieli, i Temistocli, gli Alessandri e perfino il severo Socrate ed il cinico Diogene. Le cortigiane erano sacre a Venere e participavano della riverenza e del colto prestato a quella divinità, e si credeva che le loro preci fossero presso di lei efficaci. Le cortigiane erano encomiate dagli scrittori in Atene. Aspasia era l’arbitra della pace e della guerra; e la statua di Frine si ergeva fra l’effigie di due re. Si innalzavano loro magnifiche tombe. Celebri sono i due monumenti che Arpalo fece alzare a Pitionice, sua cortigiana, l’uno in Babilonia e l’altro nell’Attica; onde così scrive Dicearco: «Chi va in Atene per la strada d’Eleusi, quando è presso la città tanto da poterne vedere i templi, trova sulla via un monumento di cui più bello non può vedersi, nè più grande, nè più magnifico. Egli crederà tosto esser questo il monumento di Milziade, di Pericle o di Cimone, cretto a spese pubbliche dalla città. Ma come sappia esser questo consacrato alla cortigiana Pitionice, qual opinione avrà egli degli Ateniesi?» (AMBROGIO LEVATI. Donne III.)