Pagina:La Italia - Storia di due anni 1848-1849.djvu/19

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LIBRO PRIMO



Stato civile della Italia nelle singole sue città. — Quale il governo, quali i governati. — Gregorio XVI. — Sua gestione principesca. — Il nuovo Papa. — Amnistia. — Cenni Biografici. — Organamento amministrativo dello Stato Romano. — Disegni di Riforma. — Consulta. — Incompatibilità di un sacerdote-massimo re. — Tendenze italiane. — Brighe Austriache. — Movimento di opinione in Toscana e in Piemonte. — Abozzo di confederazione politica fra i gabinetti Romano, Toscano e Subalpino. — Aspetto politico e morale della Italia in sul finire del 1847.


L’antica Italia dormiva da secoli il sonno delle proprie sventure!

La soverchia vaghezza del suo cielo, la ubertosità dei campi, la bramosia forestiera e la intestine discordie — rendendo inutili gli eterni baluardi che la provvida natura le aveva conceduto nelle Alpi e sul mare — avevano chiamato uomini di tutte genti al dominio delle sue belle città. Le romane ingordigie, i brevi amori, la feroce tirannide di famiglie salite al principato sui cadaveri dei forti, rendettero questa infortunata nazione la scena di mille conflitti, di vendette tremende, di svariate fortune, le quali crebbero sulle ruine dei popoli, allorchè le smarrite virtù gli uccisero miserabilmente nella infiorata via de’ piaceri. Da quel tempo sino a noi, la Italia, rimbellettata con tutte arti di vil corruzione, perdette ognor più le tracce di quello che fu.

Il suolo ove i cittadini di venti contrade si strinsero fraternamente la mano per raumiliare in Alessandria e in Legnano l’orgoglio insolente del Barbarossa, mostrava a’ dì nostri una caserma di Austriaci, un conservatorio di musica, un teatro, in cui la gioventù educavasi alla vanità, alla effeminatezza, agli ozi beati; e il Duomo torreggiava in mezzo a Milano come solenne ironia ai pigmei che intorno vi brulicavano. — La simmetrica e morale Torino, che aveva dato alle scienze un Beccaria ed un Lagrangia, appariva gelosa guardiana della parziale sua nazionalità; e i principi che v’ebbero ed han seggio, alimentarono mai sempre nel cuore l’ansia per un gigantesco e provvidenziale disegno: ma, molti de’ loro atti dicevano ingiuria ai diritti della umana dignità. — L’Atene d’Italia, la Firenze del Buonarroti, ridotta feudo dei Medici e della casa di Lorena, offerivasi qual turpe mercato alle libidini nostrane e straniere. — Pisa, fattasi l’ospedale de’ malazzati di Albione, nella sua Università ricordava la fama immortale di Galileo come in un sogno. — Il loco natio di Castruccio, caduto in dominio di una famiglia spensierata ed ignava, era il ritrovo di un’aristocrazia cosmopolita. I ducati di Modena e di Parma, il ricettacolo della premiata ignoranza e della schiavitù più o meno gravosa, intollerabile sempre, perchè derivante da estranei