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10 a lucrezio

70La severa parlò Musa latina,
Sfugge o si cela: così dentro ei caccia
Ne l’antico sermone acre lo sguardo.
Come per fratte e guazze al monte, al piano
Il segugio fedel gira e braccheggia,
75E la fiera aörmando ora s’immacchia,
Or s’inguazza, or s’acquatta, ora si avventa,
Finchè avvisa il vestigio, e la diritta
Coda agitando fermasi e squittisce;
Questi così per l’intricato calle
80E l’ombre impervie e gli abusati passi
Del divino poema il ver sovente
Con giudicio sottil fiuta e discopre;
Poi con la scorta di saper verace
Libra, scerne, traspone, ordina, emenda,
85Sì che l’aspra rampogna e il vanto altero,
Ond’altri opprime e sè medesmo inalza,
Chi giustizia ha nel petto a lui perdona.
Ma cor ben raro e più che umano ingegno
Ha per fermo colui, ch’alta possanza
90Ebbe dal caso o da natura, e saldo
Signor d’altri e di sè, dentro al segnato
Limite la robusta alma contiene;
O chi da rischj combattuti e vinti
Crescer non sente il cor sì che non spregi
95L’avveduto consiglio e s’avventuri
D’altri cimenti e nuova gloria in caccia.