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142 la natura

66D’ogni miseria affaticati in somma,
Pur vivono costoro, e ovunque il passo
Volgan miseri tanto, esequie fanno,
69Negre vittime svenano, agli dei
Mani fan sacrificj, e quanto acerbi
Son più i lor casi, e più fervidamente
72A la religïon volgono il petto.
Onde, a conoscer ben l’uomo qual sia,
Ne’ casi avversi e ne’ perigli incerti
75Osservarlo convien, chè allor soltanto
Da l’imo cor veraci escon gli accenti,
La maschera si strappa, e resta il vero.
78La fame d’oro poi, la cieca brama
D’onori, che il mortal misero spinge
Spesso i confini a trasgredir del dritto,
81Che per salir de le ricchezze al sommo
Notte e giorno il travaglia in grandi affanni,
E di delitti il fa complice e fabbro,
84Codeste piaghe de l’umana vita
In non minima parte alimentate
Son dal ribrezzo e dal terror di morte.
87Chè da una vita stabile e gioconda
Sembrano per lo più molto lontani
Il turpe obbrobrio ed il bisogno acuto,
90Che aspettan quasi al limitar di morte;
Onde l’uom da terror falso costretto,
Mentre sfuggirli e dilungar sen vuole,