Pagina:La Natura.djvu/177

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libro terzo 177

Sfasciata da l’età su lei rovini?
Ma un essere immortal rischj non teme.
     1008È ridicolo poi, che a le veneree
Congiunzïoni e de le belve a’ parti
Pronte l’anime stieno, ed immortali
1011Come sono, in gran folla, un mortal corpo
Aspettino e si affrettino e contrastino
A chi possa di loro entrar la prima;
1014Se pure, ad evitar dispute e risse,
Tali patti non han l’alme sanciti,
Che, qual di lor giunga la prima a volo,
1017Prima a ficcarsi dentro abbia diritto.
     Esser non ponno, in oltre, alberi in cielo,
Nubi nel salso mar, pesci ne’ campi,
1020Non sangue ne le legna, umor ne’ sassi:
Tutto ove nasca e viva ha proprio il loco.
Lo spirito così, senza del corpo,
1023Nascer solo non può, nè può dal sangue
E da’ nervi per sè viver diviso.
E se potesse? A più ragion nel capo,
026O ne le spalle, o ne’ calcagni estremi
Viver potría de l’animo la forza,
O in qual’altra sia parte ingenerarsi;
1029Finalmente potría ne l’uomo stesso
Nel suo vase restar dopo la morte.
Ma, poi che certo e stabilito il loco

12 — Rapisardi: Lucrezio.