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Pagina:La Natura.djvu/217

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libro quarto 217

558Supino e quasi a fior de l’acqua ondeggi.
E quando notte tempo i venti portano
Rari via per lo ciel mucchi di nugole,
561Gli astri splendidi allor fuggir ti sembrano
Contro a’ nembi, e su questi alto discorrere
In parte opposta al corso lor verace.
564Se sotto un occhio poi premi co ’l dito,
Tal senso avvien, che tutto quel che miri
Sotto a lo sguardo tuo doppio diventa:
567Doppio de le lucerne il vivo lume,
Doppj gli arredi de la casa, doppie
Degli uomini le facce e doppj i corpi.
570Quando poi con sopor dolce le membra
Ne avvince il sonno, e in quiete alta riposa
Il corpo tutto, pure allor ne sembra
573Vegliar, muovere il corpo, e in fra la cieca
Notturna ombra veder pensiamo il Sole
E la luce dïurna, in chiusa stanza
576Cielo e mari varcar, fiumi e montagne,
Passar pedestri i campi, e, mentre ovunque
I severi silenzj de la notte
579Siedono intorno, udir suoni e parole
E risponder tacendo. Assai di questi
Fenomeni vediam, che cercan quasi
582Tutta infirmar la fede nostra a’ sensi;
Ma invan, già che in gran parte essi ne ingannano
Pe ’l giudicio che a lor l’animo appone,