Pagina:La Natura.djvu/29

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libro primo 29

141Già che ignora che sia l’alma, e se nasca,
O ver ne sia, quando si nasce, infusa,
Se insien con noi perisca, o, da la morte
144Libera fatta, a visitar de l’orco
Le gravi ombre ed i laghi ampj discenda,
O per nume divin s’insinui e migri
147In altre forme d’animanti, come
Il nostro Ennio cantava, ei che al giocondo
Elicona primier tal di perenne
150Frondi intrecciossi un’immortal corona,
Che ne andrà chiaro per l’Italia il grido.
Eppur da l’altro canto Ennio proclama
153Ne’ suoi versi immortali, esservi i templi
Acherontei, dove non l’alme stanno,
Non i corpi di noi, ma in ammirande
156Guise vaganti simulacri pallidi;
E dove pur commemora, che, sòrta
Dinanzi a lui l’immagine del sempre
159Fiorente Omero, a sciogliersi in amare
Lacrime incominciasse e co’ suoi detti
Di Natura le leggi a far palesi.
162D’uopo è però, che la ragion s’indaghi
Degli obietti superni, e per che legge
Del sole il moto e de la luna avvenga,
165E per qual forza mai sopra la terra
Nascan le cose; e in pria donde ne venga
L’anima, e qual sia del pensier l’essenza