Pagina:La Natura.djvu/347

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libro sesto 345

Anche allor che da l’una a l’altra nube
Rapido fiammeggiante il fulmin piomba,
198Se quella in molto umor la fiamma accolga,
Con forte cigolío tosto l’estingue,
Come fuor tratto da fornace accesa
201Stride il ferro candente, allor che dentro
A la fredd’acqua a un subito l’attuffi.
Ma se più secca nube accolga il foco,
204Infiammata ad un punto arde con forte
Strepito, come allor che con grand’impeto
Per turbine di vento erra la fiamma
207Tra lauriferi colli, e li divora:
Nè cosa v’è che crepitando avvampi
Con più tremendo suon quanto il febeo
210Delfico alloro. Anche sovente infine
Molto strosciar di gel, molta ruïna
Di grandine un gran croscio alto produce
213Ne l’ampie nubi: poichè allor che il vento
Le ammucchia insieme in loco angusto, spezzansi
De’ nembi i densi monti a grandin misti.
     216Così pure lampeggia, allor che il cozzo
De le nubi eccitò molt’ignei semi,
Qual con selce od acciar selce battuta:
219Poi ch’anco allora si sprigiona il lume
Fra schizzi di brillanti ignee scintille.
Ma avvien che il tuono accolgano le orecchie
222Dopo che gli occhi vedano il baleno,