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366 la natura

Nè trarle da l’esizio, a cui son vòlte.
Ma perchè tregua e furia hanno a vicenda,
765E, radunate, a così dir, le forze,
Riedono a l’opra e poi cedon respinti,
Però la terra di crollar minaccia
768Spesso più che non crolli; indi s’inchina,
Tirasi a dietro, e la disquilibrata
Mole compone ne le proprie sedi.
771Gli edificj però vacillan tutti
Più nel sommo, che al centro, e più nel centro
Che ne le basi, e ne le basi a pena.
     774Cotal grave tremore ha pur quest’altra
Cagion: talora il vento o un qualche sommo
Impeto d’aria a un subito venuto
777O dal di fuori o da la terra stessa
Cacciasi ne’ terreni antri, e là prima
Fra le vaste spelonche in turbinosi
780Vortici con tumulto orrido freme,
Poi, quando il suo furor più fiero incalza,
Fuori prorompe e, la profonda terra
783Spaccando, in un istante apre un gran vano:
Ciò che a la Siria Sìdone successe
E nel Peloponneso ad Ega avvenne,
786Città cui tale esplosïon di vento
Con tremuoto improvviso ambe distrusse.
E molte ancora a’ gravi moti al suolo
789Cadder castella, e insiem co’ cittadini