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CAPITOLO VII.


Del monte Mesima, suo antico Borgo e Castello, e moderno Convento di Frati.


I. Sorge il monte o meglio il colle di Mesima a mezzodì di Ameno, da cui dista un chilometro, e forma colla sua mediocre altezza quel nesso intermedio, che il sottoposto piano dell’agra novarese e le circostanti belle ed amene colline congiunge alle superiori nostre montagne. Il fiume Agogna gli passa vicino dal lato di levante, e baciatigli appena i piedi si rivolge a mano manca e segue il suo corso. Elevavasi sulla sua cima un forte Castello, il cui principio si nasconde fra le tenebre dei tempi barbarici. Lazzaro Agostino Cotta, il quale ne scrisse una lunga ed erudita memoria, pose ad esame molte ipotesi sugli autori di questa fortezza, ma non volle conchiudere, se dai Romani 220 anni prima di Cristo, o dal Comune di Ameno verso il secolo X, o dai Vescovi nostri, da Ottone, da Berengario, o dai Novaresi fosse stato realmente costrutto. È certo però, che sul principiare del secolo X esisteva già, poichè nella carta di Berengario I del 17 novembre 917 si fece menzione di un Castello nella Riviera, il quale non poteva essere altro che questo di Mesima; di qualità che inclinerei a credere, che sia stato edificato nel tempo dei duchi Longobardi, quando ebbero stanza e signoria nella Riviera.

II. Comechè questo Castello per la positura del sito, e la qualità delle mura dovesse apparire piuttosto inespugnabile che forte, pure non è mai stato, per quanto parlano le istorie nostre, tentato non che combattuto o espugnato dai nemici. Quale ampiezza avesse, e come disposti fossero i baluardi ed i munimenti della fortezza difficilmente si potrebbe conoscere, conciossiachè pochi ruderi ed avanzi rimanevano nei 1619 quando si diè mano alla edificazione del moderno Convento. Francesco Bernardino Obiccino uomo assai dotto ed esperto dell’arte militare ne volle a’ suoi tempi fare una descrizione, la quale servì al Cotta di guida