Pagina:La Riviera di San Giulio Orta e Gozzano.djvu/42

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superò i monti taurini, e si ridusse al piano sottostante occupandolo cogli accampamenti fino al fiume Ticino. Gli Etruschi sorpresi da quel nembo di barbari si raccolsero nei minacciati luoghi dell’Insubria, avvegnachè le subalpine pianure fossero già da quelli soggiogate e invase; e conoscendo che non della gloria delle loro armi, ma della salvezza della patria disputare si doveva, non lungi dal fiume Ticino schierarono il loro esercito, e si posero a contrastare ai Galli il possesso dell’Italiana terra. Ma era fisso dai fati che con questa invasione di barbari incominciassero le secolari sciagure d’Italia; e là appunto contro gli stranieri si cimentassero i nazionali eserciti, dove tanto tempo dopo Galli ed Italiani insieme alleati avrebbero riconquistato all’Italia la sua signoria e fatto cessare da lei ogni straniera dominazione. Ma gli Etruschi per lunga pace tranquilli e sicuri, e dalla mollezza e dal lusso imbolsiti e affranti, degenerarono dall’antica virtù, e non valsero a tenere la puntaglia a quella gente per natura feroce, e per fame disperata: si combattè con molta strage e molto sangue da ambe le parti, ma il maggior numero prevalse all’arte ed alla disciplina etrusca, e l’esercito Gallo resosi padrone delle pianure fra il Ticino e l’Adda, cacciò gli antichi abitatori, e nelle loro sedi fissò la sua dimora. Quivi, per quanto raccolse da antica tradizione T. Livio lib. 5, cap. 19, i Galli conquistatori avendo udito che il paese, in cui si erano fermati, si chiamava degli Insubri, nome pure di una borgata degli Edui, cogliendo augurio dal luogo, fabbricarono una città, e le diedero il nome di Milano. Aperta così la barriera delle alpi, e corsa la fama della fatal bellezza e fertilità dell’Italia, nuove generazioni di stranieri le si rovesciarono in grembo a straziarla.

«L’almo liquore, che già a’ Celti e Boi

«Fè passar l’alpi, e non sentir l’affanno

Ariosto, c. 41, st. 2,

fu causa, che Elitovio duce dei Galli Cenomani, o dei Germani, come chiamolli T. Livio, lasciate le foreste del paese di Maine, sforzasse l’entrata dalle alpi taurine, e col soccorso di Belloveso, messi in rotta e in fuga i Liguri transpadani sparsi dalle alpi retiche alle taurine, si impossessasse delle fertili campagne di