Pagina:La Riviera di San Giulio Orta e Gozzano.djvu/60

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contro quei barbari Silano, Manlio o Mallio, e Cepione, i quali sebbene comandassero a più di 40,000 soldati oltre i gregarii stratti dai Saccardi, cedettero il campo ai Cimbri discesi loro incontra dalle alpi pernnine, e vittoriosi nella pugna seguita sulla Toccia: e di ciò ci persuadono anche i nomi del Ponte Mallio, e del monte Sempione (mons Cœpionis) che ricordano i due Consoli romani e la iscrizione, che anticamente leggevasi incisa sul monte Orfano presso il lago maggiore alla foce della Toccia accennata dal Macagno, ma non da altri veduta, come ci attesta il Cotta nel suo Museo Nov. pag. 243. Fra Mario e Catulo però furono di tale guisa compartite le sorti: sulle alpi stesse Catulo a difesa d’Italia, e Mario si opponesse ai barbari scorrenti per le Gallie. I nemici infatti con divise schiere tentavano l’italica invasione; per i Norici minacciavano i Cimbri, i Teutoni per la Liguria. Mario sconfisse alle acque Sestie, ora Aix presso il Rodano, con replicata pugna i Teutoni e gli Ambroni, e morti furono sul campo col loro duce Teutoboco di gigantesca statura 200,000, e prigionieri 90,0001. I Cimbri varcate le alpi noriche incontrarono le truppe di Catulo nei Carni sul fiume Athesis (detto da Plutarco Atison); respinte queste fino al Po, si soffermarono presso Vercelii colle genti di Mario, venute loro in soccorso; poscia rompendo gli indugi con quella bordaglia teutonica, ed usando di uno stratagemma, siccome fece Annibale alla pugna di Canne, tuttochè le romane forze non fossero di che 20,000 soldati sotto Catulo, e 32,000 sotto Mario, slanciaronsi alla pugna sui campi Raudii o Caudii, e di quelle innumerevoli turbe fecero un orrendo macello.

VII. Non saprei da quale mania dominati fossero gli scrittori che ci precedettero, quando si accapigliarono fra loro per vendicare la gloria piuttosto ad un paese che ad un altro di essere stato calpesto e depredato da quella gente feroce dei Cimbri. Veramente col loro connubio ci sarà stato trasfuso nelle vene

  1. L’orrida pugna fu energicamente compendiata e descritta da Floro con queste parole: itaque tanto ardore pugnatum est, eaque caedes hostium fuit, ut victor romanus de cruento flumine non plus aquar biberit, quam sanguinis Barbarorum. Epit. lib. III.