Pagina:La Riviera di San Giulio Orta e Gozzano.djvu/76

Da Wikisource.
72

CAPITOLO IV.


Dei Santi Fratelli Giulio e Giuliano Apostoli della Riviera.


I. Dal tempo in cui le regioni dell’alta Italia furono assorte nel vortice della vita romana, cessò affatto la loro storia locale, e l’astro di Roma spense ogni luce delle minori provincie. Nel corso di tre secoli dell’impero da Augusto a Costantino appena trovansi menzionate nelle storie le popolazioni insubri, liguri e subalpine; poche città furono teatro di avvenimenti o lieti, o tristi da dirsene: Alba si ebbe la gloria di aver dato al soglio de’ Cesari Elvio Pertinace; Milano fu patria di Giuliano Didio, ed accolse fra le sue mura gli imperatori Galieno ed Aureolo, il quale fu poi ucciso a Pontirolo, villaggio a lei vicino chiamato perciò Pons Aureoli, e Valerio Massimiano Erculeo, che la ricinse di bastioni, e Flavio Valerio Severo che vi fu proclamato Cesare: Novara, Vercelli ed Ivrea chiamaronsi firmissima municipio, ma facile preda di una prepotente soldatesca, furono date in dono a Vitellio nella guerra che ferveva tra lui e Salvio Ottone dall’esercito romano allora accampato sulle sponde del Po: del resto si vede un denso velo distendersi sulle memorie di que’ tempi vetusti. Se non che le gesta di Costantino appartengono alla nostra storia non solamente per la sua marcia fra le alpi, la espugnazione di Susa, la battaglia presso le mura di Torino contro i Luogotenenti di Massenzio, e la maravigliosa visione del Labaro, ma molto più per la legge di tolleranza da lui sottoscritta in Milano nel 515 dell’era nostra, colla quale concedette ai cristiani e ad ogni altro suo soggetto libera facoltà di professare quella religione che più piacesse (Lactantius de moribus persecutorum cap. 48 ). Per tale fatto in luogo del Dio Pennino, che le antiche razze celtiche effigiarono sulle pendici dei monti, e in luogo del Giove Latino, che ne aveva nei primi tempi romani usurpata la sede, sorgeva oggetto di pura e sincera adorazione un Nume grande e benefico,