Pagina:La Sacra Bibbia (Diodati 1885).djvu/427

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dagli usurai. NEEMIA, 6. Complotti contro Neemia.

e stato in noi, riscattati i nostri fratelli.Giudei ch’erano stati venduti alle genti"; e voi vendereste ancora i yostri fratelli; o essi si venderebbero a noi! Allora essi si tacquero, e non sepper che dire.

Ed io dissi: Ci6 che voi fate non e

buono; non dovete voi camminar nel timor dell’Iddio nostro, per tema del vituperio delle genti nostre nemiche *?

Io ancora, e i miei fratelli, e i miei

servitori, abbiamo prestati a costoro danarj, e grano; deh! rimettiamo loro questo debito.

Deh! rendete loro oggi i lor campi,

le lor vigne, i loro uliveti, e le lor case; e rimettete loro la centesima de’ danari, del grano, del vino, e dell’olio, la quale voi riscotete da loro.

Ed essi dissero: IS oi ^a renderemo

loro, e non domanderemo loro nulla; noi farenio cosi come tu dici. Allora io chiamai i sacerdoti, e li feci giurare che f arebbero cosi.

Oltre a ci5, io scossi il grernbo della

mia vesta, e dissi: Cosi scuota Iddio dalla suapropr/a casa, e dallesue facolta, chiunque non mettera questa parola ad effetto; e cosi sia scosso e vuoto. E tutta la raunanza disse: Cosi sia. E lodarono il Signore. E il popolo fece secondo quella parola.

Eziandfo dal di che il re mi ordino

per esser lor governatore nel paese di Giuda, cioe, dall’anno ventesimo del re Artaserse, fino all’anno trentaduesimo, che son dodici anni, io ed i miei fratelli non mangiammo della provvisione assegnata al governatore *";

Benche i precedenti govematori ch’erano

stati davanti a me, avessero gravato il popolo, e avessero presa quella da lui, in pane ed in vino; e dipoi in (juaranta sicli d’argento; e che anche i lor servitori avessero signoreggiato sopra il popolo; ma io non feci cosi, per Io timor di Bio.

E anche io ristorai la parte mia in

questo lavoro delle mura, e non acquistannno alcuna possessione; e tutti i miei servitori erano quivi adunati per Y opera.

Oltre a cio, cencinquant’uomini

de’ Giudei e de’ magistrati, e quelli che venivano a noi dalle genti ch’erano d’intorno a noi, erano alia mia tavola.

Or quello che mi si apparecchiava per

giorno era un bue e sei montoni scelti; mi si apparecchiava ancora dell’uccellame; e di dieci in dieci giorni qtieste cose si apparecchiavano con ogni sorta di viiii copiosamente; e pure, con tutto cio, io non domandai la provvisione assegnata al governatore; perciocche quella servitu sarebbe stata grave a questo popolo.

Eicordati, o Dio mio, di me in bene,

per tutto quello che io ho fatto inverso questo popolo. Complotti contro Neemia; suafede e perseveranza. Ct OE quando Sanballat, e Tobia, e Ghe^ sem Arabo, e gli altri nostri nemici, ebbero inteso che io avea riedificate le mura, e che non vi era restata alcuna rottura, (quantunque tino a quel tempo io non avessi poste le reggi alle porte),

Sanballat e Ghesem mi mandarono a

dire: Vieni, troviamci insieme in alcuna delle ville della valle di Ono. Or essi macchinavano di f armi del male ^.

E io mandai loro de’ messi, per dir

loro: Io fo una grande opera, e non posso andarvi; perchè cesserebbe l’opera, tosto che io r avrei lasciata, e sarei andato da voi?

Ed essi mi mandarono a dire la stessa

cosa quattro volte; ed io feci loro la medesima risposta.

E Sanballat mi mando il suo servitore

a dirmi la medesima cosa la quinta volta; e quel servitore avea una lettera aperta in mano; (5 Nella quale era scritto: Ei s’intende fra queste genti, e Gasmu dice, che tu e i Giudei deliberate di ribellarvi; e che percio tu riedifichi le mura; e secondo ci6 che se ne dice, tu diventi lor re;

Ed anche, che tu hai costituiti de’ profeti,

per predicar di te in Gerusalemme, dicendo: Ei v’e un re in Giiida. Or queste cose perverranno agli orecchi del re; ora dunque, vieni, e prendiamo consiglio insieme.

Ma io gli mandai a dire: Queste cose

che tu dici non sono; ma tu le fingi da te stesso.

Perciocche essi tutti ci spaventavano,

dicendo: Le lor mani si rallenteranno, e lasceranno l’opera, si che non si fark; ora dunque, o Dio, fortifica le mie mani.

Oltre a cio, essendo io entrato in casa

di Semaia, figliuolo di Delaia, figliuolo di Mehetabeel, il (luale era rattenuto, egli mi disse: Eiduciamoci insieme nella Casa di Dio, dentro al Tempio, e serriamo le porte del Tempio; perciocche coloro vengono per ucciderti; e per questo effetto arriveranno di notte.

Ma io risposi: Un uomo par mio

fuggirebbe egli? equal sare66e il par mio ch’entrasse nel Tempio, per salvar la sua vita? Io non r< entrer6.

Ed io riconobbi che Iddio non l’avea

mandato; perciocche avea pronunziata quella profezia contro a me; e che Tobia e Sanballat gli davano pensione;

Acciocche fosse loro pensionario, per

" Lev. 25. 47, 48. Prov. 26. 24, 25. b Rom. 2. 24. 1 Piet. 2. 12. 419 «1 Cor. 9. 4, 15. d Sal. 37. 12, 13, 32. 14-2