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c delle ricchezze. ECCLESIASTE, 3, 4. Ogni cosa ha il suo tempo.
sole mi son dispiaciute; perchè ogni cosa e vanitk, e torraento di spirito.
Ho eziandfo odiata ogni mia fatica
che io ho durata sotto il sole, la quale io lascero a colui che sara dopo di me.
E chi sa s’egli sar^ savio, o stolto?
e pure egli sara signore d’ogni mia fatica, intorno alia quale mi sar6 affaticato, e avr5 adoperata la mia sapienza sotto il sole, Anche questo e vanita.
Perci6, mi son rivolto a far perdere
al mio cuore la speranza d’ogni fatica, intorno alia quale io mi sono affaticato sotto il sole.
Perciocche vi e tale uomo, la cui
fatica sard stafa con sapienza, con conoscimento, e con dirittura; il quale pur la lascia per parte a chi non s’e afi’aticato intorno. Anche questo e vanita, e gran molestia.
Perciocche, che cosa ha un tale uomo
di tutta la sua fatica, e del tormento del suo spirito, con ch’egli si aft’atica sotto iisole?
Conciossiache tutti i suoi giorni non
sieno altro che dolori", e le sue occupazioni altro che molestia; anche non pur di notte il cuor suo non riposa. Questo ancora e vanita.
Non e egli cosa buona nell’uomo,
ch’egli mangi e beva, e faccia goder di beni l’anima sua, con la sua fatica? Anche questo ho veduto esser dalla mano di Dio.
(Perciocche, chi mangerebbe, e chi
goderebbe, se io nol facessi?)
Conciossiache Iddio dia all’uomo,
che gli e grato, sapienza, conoscimento e allegrezza; e al peccatore, egli da occupazione di adunare e di ammassare, per dare a colui che e grato a Dio^. Questo ancora e vanita, e tormento di spirito. Vi ha, per ogni cosa, un tempo flssato da Bio. O OGNI cosa ha la sua stagione, e ogni ^ azione sotto il cielo ha il suo tempo.
Vi e tempo di nascere, e tempo di
morire’^; tempo di piantare, e tempo di divellere cib che e piantato;
Tempo di uccidere, e tempo di sanare;
tempo di distruggere, e tempo di edificare;
Tempo di piagnere, e tempo di ridere; tempo di far cordoglio, e tempo di
saltare;
Tempo di spargere le pietre, e tempo
di raccorle; tempo di abbracciare, e tempo di allontanarsi dagli abbracciamenti <’; (j Tempo di procacciare, e tempo di perdere; tempo di guardai-e, e tempo di gittar via;
Tempo di stracciare, e tempo di cucire; tempo di tacere, e tempo di parlare; Tempo di amare, e tempo di odiare’^;
tempo di guerra, e tempo di pace,
Che profitto ha chi fa alcuna cosa, di
quello intorno a che egli si afiatica?
Io ho veduta questa occupazione,
che Iddio ha data a figliuoli degli uomini, acciocche si occupino in essa,
Egli ha fatta ogni cosa bella nella
sua stagione; ha eziandi’o posto il mondo nel cuor degli uomini, senza che per6, r uomo possa giammai rinvenir l’opere; che Iddio ha fatte, da capo al tine.
Io ho conosciuto che fra essi non vi
e altro bene, che di rallegrarsi, e di far bene in vita sua.
Ed anche, che ogni uomo mangi e
beva; e, con ogni sua fatica, goda del bene, e dono di Dio.
Io ho conosciuto che tutto quello
che Iddio fa e in perpetuo/; a ci6 niente si puo aggiugnere, e niente se ne pu6 diminuire; e Dio il fa, acciocche gli uomini Io temano.
Ci6 che e stato era gia prima, e cio’
che ha da essere gia e stato; e Iddio ricerca quello che e passato.
Avendo, oltre a cio, veduto sotto il
sole, che nel luogo del giudicio vi c
empieta, che nel luogo della giustizia
vi e Y empieta;
Io ho detto nel mio cuore: Iddio
giudicherk il giusto e l’empio^; perciocche, per qual si voglia cosa ri e un tempo, e ad ogni opera soprasta un quivi.
Io ho detto nel mio cuore, intorno
alia condizione de’ figliuoli degli uominij ch’egli aarchhe da desiderare che Iddio h chiarisse, e ch’essi vedessero che da loro stessi non sono altro che bestie;
Perciocche cio che avviene a’ figliuoli
degli uomini e cio che avviene alle bestie; vi t un medesimo avvenimento per essi tutii; come niuore l’uno, cosi muore l’altro; e tutti hanno un medesimo fiato; e l’uomo non ha vantaggio, alcuno sopra le bestie; perciocche tutti son vanita.
Tutti vanno in ud medesimo luogo;
tutti sono stati fatti di poivere, e tutti ritornano in poivere
Chi sa cbe Io spirito de’ figliuoli
degli uomini saiga in alto, e quel delle bestie scendaa basso sotterra*?
Io ho dunque veduto che non vi e
altro bene, se non che F uomo si rallcgri nelle sue opere; conciossiache questa sia la sua parte; perciocche chi Io rimenera, per veder quello che sara dopo lui? Mali e tormenti della vita. A MA di nuovo io ho vedute tutte le
- oppressioni che si fanno sotto il
sole; ed ecco, le lagrirae degli oppres" Giob. 5. 7; U. 1. * Giob, 27. 16, 17. ’ Eb. 9. 27. <i 1 Cor. 7. 5. «• Luc. 14, 26. /Giac. 1. 17, i’Rom, 2, 6-8, 2Cor.5. 10. 2Tess. 1.6, 7, * Gen, 3. 19.»Eocl. 12.7.
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