Pagina:La Vita Ai Tempi Eroici Di Persia, Uffizio della Rassegna Nazionale, 1885.djvu/7

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AI TEMPI EROICI DI PERSIA 5

persiane che va sotto il nome di Libro dei Re, quali Firdusi, nel mille dell’Era Volgare, vestì di una splendida e immortal veste poetica. Che se la fonte è una sola, essa è copiosa e ricca in verità, tanto da dover esser difficile la scelta fra tante notizie egualmente importanti. Grande poi e patriottico è lo spirito che anima tutta quell’opera immortale, ed è chiara ed evidente la compiacenza del gran poeta allorquando col magico suo canto egli c’introduce in quella meravigliosa reggia del re dei re, di quel potente signore che governava tutte le genti che dall’Indo si stendono all’Eufrate, dall’Osso all’Egitto e all’Etiopia e dall’alto del trono amministrava la sua giustizia. Si cerchi adunque che ci sa dire dell’età de’ suoi eroi questo poeta, e vediamo come egli ne descriva la vita, dalla nascita alla morte, e ne segua passo passo le opere luminose e nella pace e nella guerra.

La nascita di un figlio in una famiglia di eroi era il più grande avvenimento che essa potesse desiderare. Prima ancora della sua nascita, il capo della famiglia ne attendeva ansiosamente il giorno fortunato, e appena che l’infante era venuto alla luce del mondo, correvano a lui le donne della casa a dargliene l’annunzio benauguroso. Le nutrici intanto e le ancelle, fasciato il pargoletto e postolo sopra un guanciale, lo presentavano alla madre con liete voci, mentre entrava da lei il padre fortunato per riconoscer la sua novella prole. E in prima egli lo sollevava tra le sue braccia e lo baciava e rendeva grazie a Dio, se il pargoletto era bello e fiorente e recava con sè manifesti i segni dell’inclita stirpe a cui egli apparteneva. Ma se il fanciullo mostrava qualche difetto e recava qualche infausto segno, il padre poteva ripudiarlo siccome non genuino figlio e non riconoscerlo. Così quando a Sàm, principe del Nimrûz, nacque un figlio che aveva i capelli bianchi, egli sospettò che quel segno infausto fosse un segno di Ahrimane, del genio cioè che è autore d’ogni male, e però lo fece esporre sul monte Alburz perchè le fiere lo divorassero. Egli però fu nutrito miracolosamente da un favoloso augello che abitava su quelle montagne e che poi lo restituì al padre, fatto già grande. Ma quando l’infante non recava alcun segno sospettoso, il padre, come già si diceva, s’affrettava a riconoscere la prole sospirata per la quale aveva fatto tanti voti a Dio, e tosto l’affidava alle nutrici perchè l’allevassero con cura ed amore. Narrasi che per Rustem, che fu poi il più grande eroe dell’epica persiana, occorressero dieci nutrici per sostentarlo del loro latte e che egli però non era mai sazio; ma quello fu caso straordinario ed eccezionale. Se non chè il fausto avvenimento doveva essere noti-