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la capanna dello zio tom


mente; — sì, signore; ho detto padrone per l’ultima volta a un altro uomo. Sono libero!»

— «Badate bene: non ne siete ancor sicuro; potete esser preso.»

— «Tutti gli uomini sono liberi ed eguali nella tomba, se la cosa giunge a tal punto, signor Wilson» riprese Giorgio.

— «Ammiro altamente la vostra audacia! — disse il signor Wilson — per recarvi a questa osteria così prossima!»

— «È impresa così audace, signor Wilson, e l’osteria è così vicina, che nessuno se lo immagina; mi cercheranno più lontano; e voi stesso non avreste potuto riconoscermi. Il padrone di Gim non dimora in questo paese, ed egli non vi è conosciuto. D’altronde, nessuno pensa più a lui; e nessuno, credo, potrà riconoscermi ai connotati dell’avviso.»

— «Ma il marchio nella mano?»

Giorgio si cavò il guanto e mostrò una cicatrice rimarginata di fresco.

— «Questa è una prova palpabile della gentilezza del signor Haley a mio riguardo — diss’egli con disprezzo. — Or fa quindici giorni gli prese il ticchio di bollarmi in questo modo, perchè temeva meditassi di fuggirmene alla prima occasione. Gentilezza veramente accaparrante, non è vero?» soggiunse egli, rimettendosi il guanto.

— «Vi assicuro che mi sento agghiacciare il sangue quando penso alla vostra condizione e al vostro pericolo!» disse il signor Wilson.

— «Io pure me lo sentii agghiacciare per molti anni, signor Wilson; ora ribolle nelle mie vene» disse Giorgio.

Dopo alcuni momenti di silenzio, il giovine ripigliava:

— «Mi accorsi che mi avevate riconosciuto; e per tema che la vostra sorpresa mi tradisse, chiesi di abboccarmi con voi. Io partirò domattina prima dell’albeggiare, e spero domani a sera coricarmi sano e salvo sull’altra sponda dell’Ohio. Viaggerò nella piena luce del giorno, smonterò ai migliori alberghi, pranzerò alla tavola stessa dei signori della terra. Conservatevi, mio buon signore; se udite che io sia stato preso, abbiate anche per certe che sono morto.»

Giorgio si levò in piedi, a fronte alzata, e porse la sua destra in sembianza di un principe. Il buon vecchietto gliela strinse cordialmente, e, raccomandatagli la prudenza, prese la sua ombrella e si avviò fuori della camera.

Giorgio si fermò pensieroso presso la soglia, mentre il vecchio chiudea la porta; avresti detto che una idea repentina gli traversasse la mente. Riaperse in fretta la porta, e disse:

— «Signor Wilson, ancora una parola.»

Il vecchio gentleman entrò nuovamente; Giorgio chiuse l’uscio come prima avea fatto, e stette irresoluto alcuni momenti cogli occhi immobili