Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/13

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PREFAZIONE DELL’AUTRICE.




Le scene di questo racconto sono tratte, come il titolo stesso vi annunzia, dalla vita d’una razza di uomini, che rimase finora ignota al nostro bel mondo sociale, razza esotica, i cui padri, nati sotto il sole del tropico, portaron seco e perpetuarono nei loro discendenti un’indole diversa così essenzialmente dall’aspro, imperioso carattere degli Anglo-sassoni, che rimase per molti anni mal compresa, anzi sprezzata da questi.

Ma un nuovo e più fausto giorno già si leva sull’orizzonte; la letteratura, la poesia, le arti belle cominciano a cospirare, a viemmeglio accordarsi colla gran nota del Cristianesimo: ama il prossimo tuo.

Il poeta, il pittore, l’artista si studiano significare, abbellire i più dolci affetti che son comuni al cuore umano, e colle forme seducenti della fantasia esercitano un’influenza che dirozza, signoreggia li animi e aiuta i principii cardinali della fratellanza cristiana a tradursi in atto.

La mano della carità si stende ovunque per isbarbicare abusi, riparare ingiustizie, sollevar miserie, raccomandare ai benevoli riguardi della società li umili, li oppressi, i derelitti.

In questo movimento generale si gettò uno sguardo all’infelice Africa; a quell’Africa che nel crepuscolo del medio evo iniziò il progresso della civiltà: e che indi, incatenata e sanguinosa, giacque