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la capanna dello zio tom



Egli rispose di presente.

— «Ebbi la vostra: — ma troppo tardi. — lo fui colto all’inganno, e m’appigliai a un partito estremo. Sono ammogliato, e tutto è finito. Non ci resta più che una speranza sola, — la dimenticanza.»

Così ebbe fine il romanzo e l’ideale della vita di Saint-Clare: ma rimase la realtà — la realtà simile ad una spiaggia nuda, fangosa, uniforme, poichè il riflusso della marea ne ritirò l’onde azzurrine ingemmate di tremula luce, popolate di fugaci barchette, sparse di bianco-alati navigli, armoniose d’aure e di flutti che scherzano insieme, e di remi che si tuffano in cadenza.

Ne’ romanzi gli amanti non durano agli affanni d’un amore deluso: il loro cuore si frange; muoiono, e tutto è finito. Questo mezzo d’uscir d’impiccio torna assai comodo. Ma nel mondo reale non ci è dato di morire nè anco allora che ci è tolto tutto ciò che facea brillante e cara la vita. Ci troviamo avvolti in una operosa vicenda di cose: bisogna mangiare, bere vestirsi, passeggiare, render visite, comperare, vendere, conversare, leggere, fare tutto ciò che comunemente chiamasi vivere. Il dolore non tolse la vita ad Agostino.

Se la sposa fosse stata fornita di que’ pregi di mente e di cuore che s’incontrano talvolta nel bel sesso, avrebbe potuto rannodare i fili spezzati dell’esistenza di Agostino e formarne un tessuto di luce; ma ella non sapeva pur sospettare che fossero spezzati. Maria Saint-Clare era, come abbiam detto, leggiadra della persona; avea occhi neri e vivaci, ed era ricca di centomila dollari; ma certo niuna di queste cose può dar refrigerio ad un animo che dolora. Allorch’ella trovava Agostino pallido come la morte, steso sopra un sofà, e lo udiva accagionare del suo mal essere un’improvvisa emicrania, gli raccomandava di fiutare del corno di cervo. E poichè il pallore e l’emicrania duravano più giorni, più settimane, Maria si restringeva a dire, ch’ella non avrebbe mai creduto che Agostino fosse così malaticcio, — ch’egli parea soggetto al mal di capo, — che ella era perciò assai disgraziata, poichè non potea essere accompagnata da lui a’ convegni brillanti; e che doveva parere a tutti cosa strana, che ella fosse sempre così sola, benchè maritata di recente.

Agostino aveva assai caro, che la moglie fosse di sì poco avvedimento, ma appena le dolcezze e le feste della luna di miele furono trascorse, egli si avvide, che qualunque tiranno domestico è mite al paragone di donna giovane e bella, avvezza da fanciulla ad esser idolatrata e compiaciuta d’ogni desiderio, Maria non avea sortito dalla natura nè forti affetti, nè sensitività squisita: e quel poco che ne avea sortito era sommerso in un egoismo smisurato, tanto più difficile a correggersi, quanto meno ella era conscia a sè stessa di tal vizio. Ella non pregiava, non vedea che sè