Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/182

Da Wikisource.

— 172 —

la capanna dello zio tom


la colpa è nostra in gran parte. Ma io ne ho parlato tante e tante volte a Saint-Clare, che ormai sono stanca.»

— «Ed io pure» disse Saint-Clare dando di piglio a un giornale.

Evangelina frattanto, la bella Evangelina, era stata ascoltando sua madre con quella espressione di profonda e misteriosa meditazione che le era particolare. Ella andò pianamente presso alla seggiola della sua madre, e le avvolse le braccia intorno al collo.

— «Or bene, Evangelina, che vuoi?» chiese Maria.

— «Mamma, non potrei vegliarvi io una notte, solo una notte? Son certa che non vi produrrei alcuna irritazione nervosa, nè mi lascerei vincer dal sonno. Spesso sto svegliata le intiere notti pensando.»

— «Tu farnetichi, cara mia, tu farnetichi! Oh vedete che strana fanciulla!»

— «Mamma, mi permettete ch’io lo dica? io penso — disse timidamente — che Mammy non istia bene. Non è guari che ella mi disse che la travagliava un ostinato dolore di capo.»

— «Oh! questo è uno de’ soliti capricci di Mammy. Essa non è punto dissimile agli altri negri. Per ogni piccolo dolore di capo, per la più lieve puntura ad un dito si tengono morti. No, io non incoraggerò giammai queste frascherie, giammai. Ho intorno a ciò i miei principii assai fermi: e voi vedrete — disse ella volgendosi a miss Ofelia — quanto sia necessario averne. Se voi darete ansa agli schiavi di lagnarsi d’ogni lieve dolore, di badare ad ogni leggiera indisposizione, ben presto vi romperanno il capo da mane a sera con le loro querele. Io, che pure son travagliata da tanti mali, non compiango giammai me stessa. So che c’incombe il dovere di soffrire con pazienza, e soffro.»

A questa inaspettata perorazione i grand’occhi di miss Ofelia manifestarono una sorpresa sì comica, che Saint-Clare non potè far di meno di non dare in un fragoroso scroscio di risa.

— «Saint-Clare ride sempre, allorchè io fo qualche allusione alla mia cattiva salute. Desidero ch’egli non abbia, un dì o l’altro, a conoscere con suo rammarico quanto egli è ingiusto.»

E così dicendo, Maria si gettò il fazzoletto negli occhi. Queste parole furono seguite da varii istanti d’insipido silenzio. Finalmente Saint-Clare si alzò: diede uno sguardo al suo orologio, e disse ch’egli era aspettato a un ritrovo. Evangelina lo seguì; e miss Ofelia e Maria rimasero a tavola sole.

— «Ecco come è Saint-Clare! — disse Maria, ritirando un po’ dispettosamente il suo fazzoletto, tostochè il colpevole disparve. — Egli non giungerà mai ad imaginare ciò che io soffro, ciò che ho sofferto da molti anni. Se io fossi simile a quelle stucchevoli piangitrici, che non finiscono