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la capanna dello zio tom


a lasciar ogni cosa al suo luogo. Bramo che tutto sia disposto in modo ch’io possa trovare in un attimo ciò che mi fa d’uopo.»

— «Ma queste carte son tutto lacere.»

— «Ne posso trarre l’erbe più prontamente.»

— «Ma vedete che si spandono pel cassettino.»

— «Senza dubbio si spanderanno, se miss mette tutto a soqquadro! — E intanto si appressò con aria d’impazienza e d’imbarazzo all’armadio: indi riprese: - Se miss volesse ritirarsi, e starsene sopra, finchè venga il momento ch’io dia assetto alla cucina, metterei tutto in ordine; ma mi è affatto impossibile far nulla, quando le dame mi girano attorno. — Che ti salta in capo, Samuele, che mi dai la zuccheriera a questa fanciulletta? Bada bene, se no.....»

— «Io metterò l’ordine in questa benedetta cucina, e spero, Dina, che ve lo manterrete.»

— «Santo cielo, miss Felia, le dame non s’impacciano di queste cose. Nè la mia antica padrona, nè miss Maria fecero mai nulla di somigliante: e non vedo a che pro questa vostra fatica.»

Ciò detto, la cuciniera, irritata, prese a misurare a gran passi la cucina; e frattanto miss Ofelia poneva in ordine i piatti, vuotava in un solo recipiente il zuccaro diviso qua e là in una dozzina di vasellini, riuniva le salviette, le tovaglie, gli asciugamani per mandarli al bucato; lavava, ripuliva, ordinava tutto ella stessa con tale rapidità, che Dina ne rimase côlta da estremo stupore.

— «Se le dame del Nord — disse Dina sottovoce ad una delle sue coadiutrici — hanno di siffatto abitudini, certo non sono vere dame. Io so fare il dover mio quanto qualunque altra, allorchè viene il giorno del riordinamento generale. Ma non posso comportare che le dame vengano a ronzarmi intorno, e a ficcarmi tutte le cose in certi ripostigli onde non potrei più scovarle.»

Per usare giustizia a Dina, bisogna confessare ch’ella aveva ad epoche regolari certi suoi accessi d’ordine e di riforma generale. Allora ella vuotava tutti i cassetti, ne rimescolava insieme il contenuto, ed aumentava a mille doppi la confusione. Quindi accendeva la sua pipa, e prendeva tranquillamente a classificare tutti gli oggetti, esaminandoli attentamente, e dissertando sol loro diverso uso, mentre gli altri lavoravano a tutt’uomo a pulire gli utensili di rame, gli stagni, e cose simili. Per più ore la cucina era un vero caos. Se per avventura alcuno in que’ momenti chiedeva a Dina che cosa significasse quello scompiglio, elle rispondea gravemente: — È il giorno del riordinamento generale. Vi par egli possibile che si possa durarla sempre così? Oh! per l’avvenire ci sarà ben altro ordine: prenderò a quest’uopo tutte le misure opportune. — Dina s’illudeva stra-