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la capanna dello zio tom


rabbiato quanto mai, ma io gli dissi che la colpa era sua, e feci promessa che avrei ridotto a partito quell’uomo. Si convenne, che qualora fosse preso, avrei tentata la prova. Ci mettemmo, sei o sette compagni, in cerca di lui, con fucili e cani da caccia. Sapete che questa specie di gente, per poco che vi sia avvezza, si mette a cacciare un uomo coll’entusiasmo stesso che se avesse a cacciare un daino; ed era animato un tantino anch’io, benchè mi fossi messo nella partita coll’intenzione di far la parte di mediatore, qualora lo schiavo fosse ripreso.

«I cani abbaiavano, ululavano; noi perlustrammo la campagna; finalmente cogliemmo il negro nel suo nascondiglio. Si slanciò fuori, agile come un cervo, e, per buon tratto fuggendo ci precedette; ma stretto finalmente in un canneto impenetrabile, fece testa; e vi assicuro che seppe lottare da eroe contro i nostri mastini. Li respinge a sinistra, a destra; ne uccide tre con un colpo di pugno; finchè, colto da una palla dei nostri fucili, ferito, sanguinoso mi cade ai piedi. Il povero negro mi guardava coll’espressione del coraggio infelice e disperato. Io tenni discosto i cani e i cacciatori che gli si volevano slanciare addosso, e lo reclamai come mio prigioniero. Nell’impeto della vittoria avrebbero voluto ammazzarlo, ma io insistetti per salvarlo; ed Alfredo me lo vendette. Ebbene; io me ne incaricai, e di lì a quindici giorni l’avea reso sottomesso e trattabile quanto potreste desiderare.»

— «E a che metodo vi appigliaste?» chiese Maria.

— «Metodo semplicissimo. Lo feci trasportare nella mia camera, dove gli avea fatto preparare un buon letto; gli medicai le ferite, e lo assistetti io stesso finchè egli fu in grado di levarsi. In quest’intervallo di tempo gli avea apparecchiato un atto di emancipazione, e gli dichiarai che potea andarsene dove meglio gli talentava.»

— «E se ne andò?» chiese miss Ofelia.

— «No. Quel pazzarello stracciò in due pezzi la carta, e ricusò assolutamente di abbandonarmi. Io non ebbi mai un negro più valente, più onesto, più sincero; sicuro come una punta di acciaio. Abbracciò quindi il cristianesimo, e divenne mansueto come un fanciullo. Io gli affidai la custodia della mia casa sul lago; uffizio che disimpegnò a meraviglia. Lo perdetti nella prima invasione del cholera. Infatti egli diede la sua vita per salvar la mia. Io era moribondo; tutti colti da timor panico, mi abbandonarono: Scipione mi fu intorno colla più viva sollecitudine, e mi richiamò a vita. Ma, povero negro! subito dopo fu colto egli stesso dall’epidemia, nè vi fu modo da risanarlo. Io non feci mai perdita tanto amara!»

Eva, mentre il padre raccontava questi fatti, gli si era bel bello avvicinata. La sua bocca semiaperta, i suoi occhi spalancati, intenti, esprimevano un grande interessamento.