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la capanna dello zio tom


vettura che riconduceva la figlia e miss Ofelia. Quest’ultima andò difilata alla sua camera a deporvi lo scialle e il cappello, com’era usa di fare; Eva venne a porsi sulle ginocchia del padre e gli raccontò ciò che erasi fatto nella congregazione de’ metodisti.

In quella s’intese uno scoppio di esclamazioni dalla camera di miss Ofelia, e acerbi rimproveri contro qualcuno.

— «Topsy ne ha fatta di nuovo qualcuna delle sue!» disse Saint-Clare.

Un momento dopo comparve miss Ofelia, sdegnata in volto, strascinando seco la colpevole.

— «Che è?» disse Agostino.

— «Che è? — rispose Ofelia. — Io non voglio più presso di me questo demonio. Le sue diavolerie soverchiano ogni limite; non ne posso più. Io l’aveva chiusa nella camera, dandole un inno a studiare... che fece la mariuola? Scopre la chiave del mio cassettone, vi prende una guernizione di cappello, e la fa in pezzi per abbigliare la sua bambola.... Io non ho visto mai cose simili in mia vita.»

— «Ve l’ho sempre detto, cugina, che questa sorta di gente vuole essere domata col rigore... Se mi lasciassero fare — soggiunse poi, lanciando uno sguardo di rimprovero a Saint-Clare — la metterei fuori di qui questa ragazza, e la farei frustare a sangue.»

— «Non ne dubito punto — disse Saint-Clare. — Evviva la mitezza del sesso gentile! Non ho ancora conosciuto una donna che, abbandonata al suo talento, non fosse disposta ad uccidere un cavallo od uno schiavo.»

— «Cessate dai motteggi, Saint-Clare. La cugina è donna di retto senso, e giudica le cose appunto come io le giudico.»

Miss Ofelia si lasciava trasportare dalla collera a quel modo che s’addice ad una ben ordinata massaia. Non senza giusta ragione poi era sdegnata delle gherminelle e dello scempio che faceva della roba Topsy; e molte fra le nostre leggitrici avrebbero, in simili casi, fatto lo stesso: ma s’acquetò tosto udendo che Maria usciva dai limiti.

— «A patto nessuno, non vorrei trattare così questa fanciulla: ma non posso più sperarne bene. Le ho insegnato un migliaio di volte le medesime cose, l’ho rimproverata, l’ho battuta, l’ho punita in tanti modi, ma tutto fu invano.»

— «Vien qua, bertuccia» le disse Saint-Clare.

Topsy avvicinossi: ne’ suoi occhi scintillava la solita malizia; ma le palpebre battevano frequenti per la paura.

— «Perchè ti diporti così male?» disse Saint-Clare, che suo malgrado prendeva diletto della comica figura della piccola negra.

— «Perchè io — rispose seriamente la fanciulla — ho un cuore cattivo: me l’ha detto miss Felia.»