Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/344

Da Wikisource.

— 334 —

la capanna dello zio tom


E siccome Tom, impicciato dalle catene, non potea agevolmente slacciarla, gliela strappò egli stesso ruvidamente di collo, e se la ripose in saccoccia.

Legrée si mosse quindi verso la cassa di Tom, che già avea saccheggiata, e trattine fuori un paio di vecchi pantaloni e un logoro giubbone che Tom solea indossare ne’ suoi più rozzi lavori, gli disse, togliendogli le manette e indicandogli un luogo appartato tra le balle di mercanzie:

— «Va là, e indossa questi panni.»

Tom ubbidì, e tornò poco dopo.

— «Cávati li stivali» soggiunse Legrée.

Tom se li cavò subito.

Legrée, gittandogli quindi due rozzi scarponi di quelli che gli schiavi soglion portare:

— «Or su, mettiti questi.»

Tom, nello scambiarsi le vestimenta, non avea dimenticato di riporsi in tasca la sua Bibbia prediletta. E ben a proposito; perché il signor Legrée, dopo avergli rimesse le manette, procedette tranquillamente a frugargli nelle scarselle. Ne trasse fuori un fazzoletto di seta e se lo mise nella propria tasca, guardò con un umh di sprezzo alcuni ninnoli che Tom tenea in serbo non altrimenti che un tesoretto, perché aveano serviti di trastullo ad Eva, e li slanciò, dietro le spalle, nell’acque del fiume.

Gli venne quindi alle mani il libricciuolo di inni sacri che Tom, nella fretta, avea dimenticato, e lo svolse su e giù.

— «Umf! È un bigotto sicuramente. Appartieni tu ad una Chiesa?»

— «Sì, padrone» rispose Tom con voce ferma.

— «Ebbene, ti caverò di capo queste melensaggini. Non voglio in casa mia negri che cantino, che preghino; ricordatene ben bene. E ricórdati pure — soggiunse egli, gittando a Tom una truce occhiata e battendo forte col piede il cassero — che da qui innanzi sono io la tua Chiesa! Devi credere e fare ciò che voglio io; intendi bene.»

Il negro non rispose, ma una voce interna rispondea No! e quasi una voce arcana le ripetesse, udì parole d’un volume antico che Eva spesso gli leggeva — «Non temere; perché io ti ho redento; ti chiamai per nome, e tu sei mio

Ma Simone Legrée non udì, ne udrà mai questa voce. Guardò solo per un momento il volto abbassato di Tom, e passò oltre. Prese quindi la cassa del povero negro, che conteneva una ricca provigione di bellissima biancheria, la spinse sulla parte anteriore del piroscafo; e quindi tra risa sgangherate, a spese dei negri che vogliono scimiottare i gentlemen, vendette ben presto ai passeggieri, uno ad uno, li articoli che vi eran dentro, alla fin fine anche la cassa rimasta vuota. Era un bel giuoco, dicean essi, ve-