Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/44

Da Wikisource.

— 34 —

la capanna dello zio tom


E qui si pose a seder nuovamente, quasi soffocata dalle lagrime, mentre li assistenti ripeteano a coro:


O patria sospirata,

     O Canaan diletta,
     Ai campi tuoi si affretta

     L’alma, e precorre il piè.

Il padroncino Giorgio, richiesto, lesse li ultimi capi dell’Apocalisse, interrotti sovente da esclamazioni consimili: Oh pensateci bene! Certo, la andrà così!

Giorgio, che era un giovane di intelligenza, ben ammaestrato da sua madre in cose religiose, vedendosi segno alla ammirazione generale, frammettea alla lettura alcune considerazioni sue proprie con tanta gravità e compostezza, che i giovani ne maravigliavano, i vecchi li benedicevano, e tutti convenivano nel dichiarare che un ministro non avrebbe potuto parlar meglio di lui; che, insomma, la era cosa da strasecolare.

Lo zio Tom passava, nel vicinato, come una specie di patriarca in materia di religione. Con quel senso di probità naturale a cui si informava, congiunto ad una educazione intellettuale che non era ordinaria tra i suoi compagni, avea saputo conciliarsi il rispetto universale, quasi fosse un loro ministro: la semplicità, il convincimento, il calore che animava le sue esortazioni avrebbero potuto influire anche su persone ben più educate che essi non erano. Ma distinguevasi specialmente nella preghiera; nulla potrebbe superare l’ingenuità commovente, la schiettezza, l’unzione della sua preghiera, improntata del linguaggio biblico, talmente connaturato nel cuore di lui, che pareva facesse parte dell’esser suo, e gli usciva dal labro senza che egli se ne avvedesse; le sue preghiere, come un buon vecchio negro solea dire, volavano diritte al cielo. Per tal modo la sua preghiera eccitava mirabilmente i divoti sentimenti de’ suoi uditori che in coro gli rispondevano.

Mentre ciò avveniva nella capanna dello zio Tom, ben altra scena avea luogo nella casa del suo padrone.

Il mercante di schiavi e il signor Shelby sedeano nella sala da pranzo, che poc’anzi abbiamo descritta, presso un tavolo ingombro di carte e degli utensili da scrivere.

Il signor Shelby era intento a contare alcuni biglietti di banca che trasmetteva di mano in mano al mercante, il quale a sua volta, li enumerava.

— «Va benissimo — disse Haley; — ora la vostra firma.»

Il signor Shelby sottoscrisse in fretta il contratto di vendita come uomo