Pagina:La cavalleria italiana e le sue riforme.djvu/136

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menti, fanno perdere tempo, producono confusione; tutte cose che la cavalleria deve evitare, poichè la sua azione opportuna è istantanea e fugace come il pensiero.

Oggi un uffiziale superiore che fa squadronare un reggimento, non ha un momento di riposo; non ha tempo da prender fiato; tanto mai sono lunghi e numerosi i comandi che deve dare; comandi che poi sulla linea, riprodotti da vicino in tanti modi da 33 uffiziali, in mezzo al romore delle armi, e all’assordante scalpitare dei cavalli a veloci andature, e alle grida d’osservazioni che s’odono d’ogni dove, a rettificare la marcia, la direzione, l’allineamento d’uno squadrone, un plotone, un uffiziale, una guida; ciascuno può immaginarsi qual chiasso, qual frastuono producano; e come siano in opposizione col silenzio, prima condizione dell’ordine e della retta esecuzione d’ogni movimento, e che sino dai tempi d’Omero era celebrato come un mezzo d’attenzione e di simultaneità!

Oggi ci vogliono 253 comandi per un avanti in battaglia d’un reggimento in colonna di plotoni; 240 per la stessa formazione sul centro: 246 o 259 per un cambiamento di fronte centrale o da un’ala; 58 per un semplice cambiamento di direzione;— e a pensare che tutto questo pettegolezzo di comandi, ripetuti a centinaia, andrebbe duplicato e quadruplicato, se si trattasse d’una brigata o d’una divisione!

Il torto del regolamento anche nei comandi è come in tante altre cose, d’averli voluti troppo, non dirò assimilare, ma testualmente tradurre dai francesi, che mai potrebbero esserci maestri in concisione, perchè la lingua nostra si presta assai più al laconismo1 ch’è la prima proprietà d’ogni comando.

  1. Vedendo poi da qualche Franzese schernita la nostra lingua, raffinai alquanto quel primo libro mandatovi (traduzione di Cornelio Tacito) per mostrarvi quanto egli errava intorno la nostra brevità........ e tutte sono, come vedete, 160 facce di questa stampa fatte fare scientemente di 39 versi di 55 lettere per faccia, come è quella del Plantino del 1581, della quale i medesimi libri latini sono facce 178. A fine che a veggente d’occhio si chiarisca lo schernidore, che questi Fiorentini libri ne’ Latini largheggiano