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rono infruttuosi ed avevano pure una seconda riga che ne accresceva l’impulso, che riempiva i vuoti, che la spingeva innanzi!

Non è adunque dalla seconda riga che dipende l’esito di una carica; ma dalla risolutezza del capo1, dalla fiducia dei soldati e dal principio onde sono animati2.

Gli squadroni ordinati sopra una riga potranno raggiungere per la loro leggerezza quel grado di mobilità e di celerità in cui sta oggi tutto il segreto della loro potenza. Ordinati sopra una riga, non v’è più forza inerte o passiva; e 20 reggimenti di cavalleria, senza aumentare d’un cavallo l’effettivo attuale, potrebbero dare con ingente economia una forza attiva duplicata, e un maggior numero di squadroni combinati in più giusta proporzione colle altre armi.

Questa proporzione non si potrebbe determinare positivamente in modo più o meno convenuto rispetto la forza della fanteria, perchè va coordinata invece colla natura del paese e colla quantità d’uomini e cavalli che può dare pel suo genere di servizio. È principio da tutti riconosciuto, ch’è meglio in un esercito aver buona che numerosa cavalleria, e perciò assai più utile tener conto della sua qualità, che del maggior numero dei suoi elementi.

La composizione della cavalleria dev’essere pure in armonia col servizio e colla sua utilità in guerra, e colla economia indispensabile al suo mantenimento. I principii della tattica non possono ammettere la classificazione di cavalleria

  1. Tutto adunque dipende dalla risolutezza del capo, e siasi persuasi che non s’hanno mai cattivi reggimenti, ma assai più spesso inetti capi. — Schauenbourg, De l’emploi de la cavalerie à la guerre; pag. 245.
  2. Passarono i tempi in cui il soldato non combatteva che pel soldo o per una causa qualunque; lo stato militare non è più per esso un mestiere che finisce colla vita; ma è invece ridivenuto, come presso gli antichi, il primo dovere d’ogni cittadino. Il patriottismo animerà sempre il soldato allorchè sarà cittadino. — Bismark, Tactique de la cavalerie; pag. 130.