Pagina:La cavalleria italiana e le sue riforme.djvu/81

Da Wikisource.

73

mezzi di distruzione delle armi da fuoco renderà assai più sicuro e frequente l’uso dell’arme bianca.

Il nostro regolamento d’esercizi e d’evoluzioni, riveduto e ristampato nel 1862, non è che una compilazione spesso testuale dell’ordinanza francese del 1829; ed in esso, all’infuori delle tolte inversioni, niun’altra modificazione essenziale vi fu introdotta. Anzi l’istruzione elementare vi si accrebbe d’una quantità d’inutili e pedantesche minuzie; l’equitazione vi fu trattata da accademia più che da milizia; le evoluzioni vi si mantennero ugualmente complicate più che semplici; pesanti più che celeri, e non una ne fu tolta, anche di quelle in guerra impraticabili. Ampliata nel formato e nel numero dei volumi; accresciuta, da superfluità di niun’attinenza cogli esercizi di cavalleria; straziata nella lingua; oscura nello stile; scorretta e verbosa nelle spiegazioni1; prolissa nei comandi; quantunque contenga ottimi principii, e sia particolarmente egregia nell’addestramento del cavallo, non ha fatto avanzare d’un passo la nostr’arma, rimasta sin qui negletta, abbandonata, incompresa!

Nelle guerre moderne l’utilità della cavalleria sta tutta nella semplicità de’ suoi movimenti, messi in armonia colla sua azione, perchè in un’arma che non ha e non può avere che impulso, la loro esecuzione non può essere disgiunta dalle due qualità indispensabili: celerità e prontezza.

È però necessario rivedere il regolamento — anche mantenendo gli ordini attuali — non solo per fargli subire le modificazioni rese necessarie dall’esperienza; ma anche sul punto di vista delle andature, fissate in modo non adeguato alle

  1. In Francia quando si trattò di riveder l’ordinanza degli esercizi ed evoluzioni della cavalleria, pubblicala il 6 x.bre 1829, una decisione ministeriale aggiunse alla commissione il capitano Flaviano d’Aldeguier del 19o ed il Luogotenente Dier del 15o Cacciatori, incaricandoli della redazione del testo.— Da noi invece, come se si trattasse d’un breviario, ne fu incaricato un certo prete di Pinerolo, che ne fece quel lavoro che tutti possono ammirare, e di cui ne arrossirebbe uno scolaretto di 4a classe.