150Dove or credendo sue speranze ai venti
Sogna il servaggio della stanca terra.
» L’amor che move il sole e l’altre stelle,
Com’a lui parve, nelle varie terre
Vario infuse poter, che le diverse 155Piante, e i semi diversi, e i dolci frutti
Crescesse all’Uom che della terra è donno.
Il due volte fecondo Egitto miri
Produr fertili spighe, alla guerriera
Un giorno Italia non esausta annona. 160Ne’ suoi boschi odorosi all’Indo nasce
L’animosa vainiglia, e il cinnamomo,
Amor di nobil mensa, e l’abbronzato
Minuto ardente seme i pingui armenti
Nato a servar più lungamente intatti. 165Tra le sterili selve, e la deserta
Sabbia il mistico Aleppo all’Ottomano
Reca il verde caffè, che l’arte indarno,
E cupidigia batava traspose
Nell’odiata Martinica. Disdegna 170La canna d’Ibla di Sicilia il pingue
Terreno, e sotto più benigni soli
Non culta alligna, e l’incorrotta palma
Suo frutto educa l’Africa. Vestite
De’ palmiti di Bacco alzan le fronti 175Somma, e Tokai, dove l’aratro indarno