Pagina:La coltivazione degli olivi.djvu/82

Da Wikisource.

libro terzo 71

Per le paludi, e le giuncose fitte,
Sopravvenne la notte, e la rigente
470Aquilonar bufera, orrendo a dirsi!
Dei fuggenti alle piaghe, e agli squarciati
Petti aggiunse dolore, e coll’espresso
Sangue lasciâro assiderati e stanchi
La combattuta a Marte inutil vita.
475La tepid’aura di Favonio amica
Spiri a te dunque, come d’asce armato
Stai foggiando l’olivo, e a vita il torni;
Nè stanchezza ti vinca, od importuna
Fretta, o pajati mai soverchio il molto
480Studio che poni nel dar forma e legge
Ai mal cresciuti rami, e al tronco informe;
Ma sì guardando, e castigando, or l’una
Parte, or l’altra volgendo ov’altra manchi,
Monda ristaura industrioso e abbella;
485Siccome lo scultor che di macigno
Informe crea spirante simulacro
D’alcun nume, che l’are indi, o il fastigio
De’ templi adorni: che il rigor del sasso
Vince traendo fuor le membra e i panni,
490Indi a più fina inteso opera prende
L’aspro bulino, e i delicati finge
Capegli e l’ugne, e le più picciol rughe;
Nè si ristà dal suo lavor, se prima