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Pagina:La difesa della razza, n.1, Tumminelli, Roma 1938.djvu/20

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Alti personaggi romani, dai tratti schietti e severi, effigiati nei bassorilievi dell'Ara Pacis

paesi d’Europa e del Mediterraneo: diffondono il nuovo pensiero civile; stringono i rapporti di commercio con le città della Francia, delle Fiandre, dell’Inghilterra e della Germania: insegnano le prime forme del credito bancario; portano ovunque gli esempi più perfetti dell’architettura e delle arti figurative; danno vita e ordinamento alla cultura scientifica, creando, in forme tipiche, gli istituti universitari; organizzano, nelle corporazioni, le forme più perfette del lavoro; sulle basi dello studio del diritto romano, creano il diritto comune, che, accolto in tutti i paesi civili, diventa la base del diritto civile moderno. Una superba schiera di santi, di guerrieri, di pensatori, d’artisti, di scienziati, di viaggiatori, tutti con nome italiano e con caratteri schiettamente e tipicamente italiani, lavorano tenacemente a creare la nuova storia, a formare una civiltà più perfetta e più degna, a dar vita a un nuovo ordinamento civile e ad un nuovo pensiero e una nuova civiltà.

Pur nel rispetto dell’universalismo. determinato dalle grandi istituzioni dell’epoca, l’Impero e la Chiesa, e pure nei contrasti delle città e delle regioni, spesso in discordia, si afferma vivo ed energico il sentimento nazionale, che suona nei proclami della lega lombarda, si esprime negli incitamenti a scacciare 10 straniero (come nella lettera dei Fiorentini per la lotta contro Enrico VII) e prorompe sanguinoso nei Vespri siciliani.

Nessun elemento etnico di qualche rilievo viene, in questo periodo, tra il secolo XI e il secolo XVI, a turbare, in qualsiasi modo, la razza italiana, che opera incessantemente -per il progresso della civiltà. Essa ha raggiunto le sue forme tipiche nel linguaggio, che ha assunto i caratteri di lingua letteraria e ha prodotto i sublimi capolavori della letteratura del Trecento e del Quattrocento; nell’architettura e nelle arti figurative, dove 11 genio italiano raggiunge una perfezione insuperata; nel pensiero religioso e filosofico, dove l’esempio di S. Francesco e l’insegnamento di S. Tommaso d’Aquino aprono la via agli ardimenti del pensiero moderno, fino ai prodigi di Leonardo da Vinci e dei filosofi del Rinascimento; e così in ogni altra espressione del pensiero. I diplomatici, i viaggiatori, gli architetti, i predicatori, i mercanti, i docenti italiani, in ogni paese d’Europa, sono chiamati, accolti, riconosciuti, rispettati o avversati. La buona razza romano-italica sparge a piene mani il seme della civiltà e lascia, in ogni campo, mirabili segni del suo passaggio. Essa ha, fin da allora, caratteristiche inconfondibili, ed è da tutti facilmente identificata e distinta.

Il predominio spagnolo in Sardegna e in Sicilia, il dominio angioino a Napoli non portano che qualche famiglia di feudatari, di signori o di soldati esteri; ma nulla spostano nella compagine della razza. Così nessuna modificazione sostanziale si compie per l’ingresso nella penisola di gruppi albanesi, portati sulla sponda adriatica o in Sicilia, o di gruppi slavi, accolti nelle regioni orientali d’Italia, per essere salvati dalla barbarie turchesca. Questi elementi estranei, anche conservando la loro individualità e la loro lingua,, non tardano ad adattarsi al nuovo ambiente e, in ogni modo, non feriscono la natura tipica della razza. Gli stessi elementi israeliti, rimasti nel seno di talune nostre città o sopravvenuti, per spostamenti successivi, dalle varie regioni dove erano perseguitati, trattati sulla base della condizione giuridica dello straniero, e perciò ammessi e rispettati, conservano la loro tipica individualità, senza nulla influire sulla razza indigena, che mantiene integri i suoi caratteri biologici ed etnici.

IV. — Ma intanto, anche sotto influsso ed esempio italiano, si formano i grandi Stati stranieri, Francia e Spagna, più tardi Austria e Germania; e questi Stati anelano al predominio sull’Italia, giudicata il paese più ricco, più civile, ma militarmente più debole. Il giudizio era esatto. Cominciano le calate degli eserciti stranieri, e l’Italia perde la sua autonomia e, in parte, le sue ricchezze e il suo splendore.

Ma la razza, anche aduggiata, rimane intatta. Subisce i saccheggi degli eserciti stranieri; è turbata da forti epidemie, che devastano i centri urbani più popolosi; è condannata a sopportare il dominio e l’amministrazione di funzionari spagnoli o austriaci, che la depauperano; è costretta a guerre continpe,

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