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parallelo, dicono, si ha nella zootecnica; di instaurare,
quindi, una antropotecnica regolante con criteri zoologici
l’allevamento umano. L’obbiezione, però, non ha motivo,
in quanto una mahiera di trattare gli esseri umani nella
quale è data la massima importanza ai valori dello spirito '
non può avere analogie negli animali. Nemmeno urta
contro la religione, perchè si propone di tramandare invariato, o se fosse possibile migliorato, ciò che Dio creò.
Nemmeno deve sorprendere l’idea madre del razzismo,
sul differire cioè, la mentalità da razza a razza: sta
alle fonti stesse dell’antropologia, sorta appunto dalle
vecchie scuole psicologiche. Benché scienza biologica per
eccellenza, pose dunque alla sua base una disciplina estranea, in apparenza, alla biologia. Questo perchè fu avvertito in ogni tempo che le tendenze morali, le passioni e in
generale le attitudini intellettuali caratterizzano i popoli
alla pari, se non meglio, delle proprietà somatiche. E‘
tipica in proposito la descrizione degli abitatori della
Callia fatta da Cesare; e si potrebbe risalire molto nella
storia con altri esempi. Più vicino a noi, Buffon antepose
il dato psichico a quello somatico nel suo esame sulle
« varietà della specie umana ». Il dato psichico compare
ancora più categoricamente nella diagnosi dei quattro
gruppi umani di Linneo e nella denominazione di Homo
sapiens da lui applicata all’intera umanità. Concetti affini
si ritrovano in Kant, autore di una famosa « Antropologia
pragmatica » la quale, insieme a numerose opere di scrittori posteriori, prova di nuovo che in antecedenza alle
osservazioni anatomiche furono le diverse mentalità dei
gruppi etnici a ispirare gli studi da cui sviluppò l’antropologia moderna : spesso dimentica del suo punto di partenza. Più che in passato, invece, e con rinnovati mezzi
di indagine, gli antropologi dovranno tornare ai criteri
psicologici e proclamare l’eredità dei valori spirituali
nelle razze. E’ questo un compito assunto da tempo dalla
antropologia italiana e in particolare dall 'antica e gloriosa scuola fiorentina.
L’idea di razza fondata in prevalenza sui dati psìchici,
secondo fecero Buffon, Linneo e Kant, ricevè attenzione
notevole da scrittori di vario genere, fra cui storici e perfino romanzieri. Le polemiche sorsero vivaci e talvolta
brillanti, ma siccome attinsero malamente dall’etnologia
e dalla storia, fecero passare a poco a poco le discussioni
dal campo biologico a quello soltanto culturale. I veri
biologi nel frattempo tacquero. Senza accorgersene si
giunse così ad una accettazione elastica della parola eredità, applicata per spiegare^nei popoli la trasmissione di
costumi e magari di idee spicciole : si confuse, insomma,
tra eredità biologica e eredità sociale. Di conseguenza il
razzismo iniziale fu perso di vista e dimenticato. Occorre
ritornarvi coi lumi propri della scienza odierna e finalmente utilizzare a scopi sociali quanto di meglio sappiamo
sulle differenze innate delle razze umane.
LIDIO CIPHIANI
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