Pagina:La difesa della razza, n.1, Tumminelli, Roma 1938.djvu/40

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La Borghesia

La profonda crisi della nostra borghesia è giunta a farle perdere il senso della nazione. Cè chi afferma che non l’abbia mai avuto; e sostiene, come Massimo Leli, che questa tara sia radicata fino dall’origine: cioè da quando essa cominciò a costituirsi verso la fine dei Seicento come pallido riflesso della nascente borghesia francese. Si formò allora e si diffuse in Europa una società cosmopolita che acquistò effettivamente il potere in tutte le nazioni, e che con la Rivoluzione del 1789 raggiunse ciò che solo ancora le mancava: il riconoscimento legale. La borghesia italiana non fu che una sezione di questa: e come tale diede al nostro Risorgimento quella impostazione liberalistica che l’avrebbe fatto arenare nel '48, se poco dopo, forze extra-borghesi, tradizionali ed agrarie, non ne avessero preso energicamente la direzione. In ogni modo, raggiunta l’unità, e venuta, colla ascesa della Sinistra, di nuovo al potere la borghesia, tutto com’era inevitabile prese aspetto liberale: il governo, la cultura, l’arte l’economia, l’amministrazione. Il grande risultato, l’Italia finalmente fatta, sembrò che avesse minore realtà delle aspirazioni nobili ed eroiche di quei pochissimi i quali qualche decennio prima l'avevano raggiunto. C’era, in realtà, la nazione, ma nello strato che la dirigeva non c’era, perchè mai c’era stato, il senso di essa. Insomma, dopo il 1876, avvenne una chiarissima trasposizione: il liberalismo supernazionale, che s’era affiancato al Risorgimento, ma solo in apparenza, ora gittava via la sua maschera : l’Italia non era stata che un episodio. L’essenziale era l’affermarsi della borghesia, delle sue idee e dei suoi interessi, anche nel nostro paese. Una specie di casta che solo per certi fatti, come la dimora e la lingua, vi sembrava attaccata, ma che in realtà aveva il suo centro e le aspirazioni altrove.

E’ naturale che ad una casta simile manchi il concetto della razza. Traendo ogni sua ragione di esistere solo dai grandi scambi tra le nazioni, ed avendo necessità, per dominare questi scambi, di porsi nello stesso' tempo al di fuori di tutte, tende a formarsi come nno strato privo di particolarità, di sensibilità, di genio, di ciò insomma che contraddistingue i popoli; e ad accogliere in conseguenza tutti gli apporti eterogenei dalla cui miscela meglio possa acquistare la tinta neutra adatta alla sua funzione. La borghesia, entrò ciascun popolo è di fatto, un’internazionale sovrapposta. E’ un meticciato: almeno delle idee. E’ la parte che non si crede, come tutte le altre, legata al sangue, alla tradizione, al costume. Ha insomma la stessa natura di ciò che è il vero oggetto della sua attività, il denaro: che si trova dapertutto, è uguale dapertutto, e non è mai legato nè ai luoghi e nè alle persone. Così è la borghesia; un volto sempre uguale, aggiunto ai corpi robusti e diversi dei popoli ; una testa sempre uguale che vorrebbe regolare volontà ed istinti che le sono costituzionalmente in contrasto. Quale orribile ed incessante guerra vi sarebbe in un singolo organismo, che fosse davvero così fatto! Quali tormenti, quali incertezze, quali indecisioni ! Sarebbero impossibili anche i moti più naturali, le azioni più semplici, e come un continuo e doloroso laceramento accompagnerebbe il pensiero anche più fuggevole. Eppure questo avviene in realtà, ogni giorno, nei popoli, quando chi li dirige non è della loro stessa natura : quando la grande massa, guidata dall’istinto deciso della propria razza, è in contrasto colla razza diversa o manche vole dei dominatori. Lo moltitudine d’un sangue, chi la governa d’un altro : questo è, più di quanto si creda, uno schema frequente nella vita dei popoli.

Nella maggioranza delle nazioni, pure sotto apparenze democratiche,' il contrasto è tra il meticciato borghese, e la moltitudine cui quel meticciato tende a far perdere coscienza della sua razza. Questo lavoro è oggi molto avanzato. E’ una degenerazione voluta e metodica che discende a poco a poco dall’alto, ove solo in una sfera ristretta si trova questo centro d’infezione. Il popolo vi sottostà per ignoranza. Il suo istinto oscuramente si ribella: sente il male, ma non sa individuarlo; e ne è circondato, imbevuto, avvelenato prima ancora di accorgersene. Vede, di. decennio in decennio, strano spettacolo, questa gente che si dice della stessa nazione ed anzi se ne proclama l’occhio e il cervello, introdurre un altro costume, un altro linguaggio, un altro modo di pensare, di sentire, di vivere. Poi cerca di capire, di assuefarsi; crede infine di esservi riuscito. Ma è un illusione. Anche sotto le mutate apparenze esteriori rimane qualcosa di irriducibile, causa di oscuro e doloroso Contrasto. Questo è oggi, su per giù, lo stato della nazioni occidentali: là dove la borghesia conserva il dominio. Politica, cultura, economia arte sono rivolte contro la natura dei popoli. E’ un mostruoso attentato, una colossale sconsacrazione. Quella scialba classe, quella miscela che governa, risultato di due secoli di confusione universale, commercio ed industrie, prima di tutto, poi filosofia, letteratura, musica, pittura, quella classe che non ha nè sangue nè volto, i cui uomini e le cui donne sono dapertutto uguali, si vestono, mangiano, pensano, lavorano, ballano in modo uguale, hanno i capelli, la pelle, i belletti, i volti, le guance, di aspetto uguale.: le cui labbra sono per esempio ugualmente a foggia di pesce, le pettinature alla giapponese, i baffi alla americana, i costumi da bagno alla Jansen, oppure in qualsiasi altro modo, purché uguale in tutti i paesi : questi concittadini che, cosa assurda, somigliano infinitamente di più agli abitanti di un altro emisfero di quello non somiglino al contadino o al pescatore che abitano a due passi, questi americani di Napoli, questi Inglesi di Firenze, o questi Francesi di Venezia, che poi non sono nè Americani nè Inglesi nè Francesi, se non perchè fumano la pipetta, prediligono l’erre moscia, cantano le canzoni con l’accento nasale; tutta la gente così fatte, alla quale senza accorsesene, da tanto tempo ci siamo abituati : questa gente senza razza, e perciò senza carattere, senza dignità, e senza volontà, è quella, proprio, sotto la cui guida è stato fino a ieri interamente il nostro paese.

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Una borghesia senza razza, e popoli in parte sani, che vi sono soggetti : ecco il quadro, forse più di tutti, vicino alla verità. Se le grande masse cominciano anch’esse a mescolarsi, nel costume e nel sangue, ciò è dovuto, unicamente, allo scandaloso esempio che, da due secoli, viene loro dall’alto. La borghesia è oramai irrimediabilmente meticcia: non c’è più da illudersi; nè è più 30