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Il dongolese per tutta risposta si mise a fischiare.

— Lasciami andare, orribile mostro, o io ti sbrano colle mie unghie!

— Sta in guardia, almea, disse Nagarch. Fra poco verrà una donna che ti farà pagar caro l’amore che tu nutri per quell’arabo e ti farà rimpiangere la tua bellezza.

— Chi? chi? chiese con voce strozzata Fathma.

B’allai! La bella greca, la rivale che volevi ammazzare.

L’almea fece un soprassalto così brusco che per poco il dongolese non fu rovesciato.

— Uccidimi piuttosto che darmi a lei! esclamò la sventurata. Cacciami l’jatagan nel petto, ma non gettarmi fra le braccia di quella maledetta!

— Sei pazza! La bella greca pagherà la tua cattura come una principessa.

— Se tu mi lasci libera ti darò tanti talleri quanto tu pesi, se ti rifiuti Dhafar pascià ti farà morire sotto il corbach (staffile).

— Non ho che una parola e questa parola la diedi alla greca, d’altronde ecco che viene la tua rivale.

Infatti Elenka veniva innanzi correndo come una pantera, stringendo un corbach di pelle d’ippopotamo lungo e flessibile. Un sorriso atroce, un sorriso di gioia sconfinata errava sulle sue labbra e negli occhi balenavagli un lampo feroce, un lampo spietato. Gettò un grido di trionfo alla vista dell’almea che contorcevasi come un serpente sotto i ginocchi del dongolese.

— Ah! sei in mia mano, finalmente! esclamò ella precipitandosi verso la rivale col corbach alzato.

— Miserabile! urlò l’almea ebbra d’ira, tendendo le pugna verso di lei.

— Dov’è il tuo compagno, chiese la greca a Nagarch.

— Questa furia l’ha ammazzato, rispose egli.

— Ah! Tu ammazzi la mia gente, dannata almea?


La Favorita del Mahdi. 8