Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/133

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uomo avvolto accuratamente in un gran taub alla beduina che gli lasciava scoperti solamente gli occhi, entrava nel campo, senza essere quasi visto.

Lo sconosciuto si fermò un momento dietro ad un gruppo di cammelli inginocchiati che aspettavano il carico, guardò con grande attenzione qua e là come cercasse qualche volto di sua conoscenza, poi tirò innanzi con passo quasi furtivo, oltrepassò in furia le tende degli ufficiali e dello stato maggiore coprendosi col taub persino il capo e s’arrestò dinanzi alla tenda di Dhafar pascià sulla cui cima ondeggiava la bandiera egiziana.

— Alto là! gli intimò la sentinella che vegliava dinanzi l’entrata.

Lo sconosciuto mostrò il suo volto e fece volare in aria un tallero. La sentinella si tirò prestamente da un lato presentandogli l’arma non senza un gesto di sorpresa e di terrore.

— Non aver paura che non sono uno spettro, disse lo sconosciuto, sorridendo. Quando parte il grosso della truppa?

— Fra due ore, rispose la sentinella.

— Con chi è Dhafar pascià?

— Coi suoi aiutanti di campo.

— Va a dirgli ch’io debbo parlargli immediatamente ma che desidero sia solo.

La sentinella chiamò un compagno, gli consegnò il fucile ed entrò precipitosamente nella tenda. Poco dopo uscì seguito da tre aiutanti di campo.

— Vi aspetta, diss’egli.

Lo sconosciuto entrò e trovò Dhafar pascià in piedi dinanzi ad un tavolino ingombro di carte geografiche.

Il pascià retrocesse vivamente, quando lo sconosciuto lasciò cadere a terra il taub.

— Notis! esclamò egli con terrore. Non è possibile!

— Sì, sono Notis, Dhafar pascià, rispose il greco. Quel Notis che tutti credevano morto nelle foreste del Bahr-el-Abiad.